lunedì, dicembre 26, 2011

Il Napoleone di Louis Madelin

Edito in Italia Dall'Orsa Maggiore editrice, il Napoleone di Louis Madelin si discosta molto dalle altre biografie sull'Imperatore.

Questo libro si poteva tranquillamente chiamare Napoleone, l'architetto.
Madelin, come lui stesso afferma, non vuole fare una storia della vita di Napoleone nè tanto meno una storia del suo regno o delle sue battaglie.


Il suo intento è quello di analizzare l'incredibile abilità di organizzatore Bonaparte.
Al di là delle guerre, delle conquiste, la sua opera titanica fu quella di creare una struttura di Stato.
Quello Stato che egli si era prefigurato quando negli anni giovanili, si dedicava alla lettura della Storia.
Il tutto sostenuto dalla sua fervida immaginazione.

Il Codice Civile, Il Concordato, le riforme scolastiche e quelle universitarie. Le grandi opere pubbliche, i monumenti.

In pochi anni Napoleone riformò la Francia, la rese una nazione moderna, le diede regole e leggi.

La sua opera fu interrotta dai frequenti conflitti bellici a cui Napoleone non potette sottrarsi. Bonaparte per me resta sincero quando afferma in quel di Sant'Elena che le guerre furono inevitabili.

Difficile immaginare gli effetti dell'opera di Napoleone nel caso in cui non fosse stato distratto dagli avvenimenti bellici. 


Napoleone un lucido sognatore


Sognava l'Europa unita, sognava di ripercorrere le gesta di Alessandro Magno.
Nella sua gioventù Napoleone aveva letto di tutto. I grandi del passato avevano smosso la sua smisurata ambizione e gli avevano dato la consapevolezza di essere un predestinato, un uomo che la storia avrebbe ricordato a lungo.

Conclusioni


Un libro da leggere tutto di un fiato che getta una luce nuova su un personaggio su cui sembra che tutto, ma proprio tutto sia stato scritto, ma che riserva sempre nuove sorprese.

Riflessioni napoleoniche e approfondimenti:
Napoleone e la tortura
Napoleone e il lavoro
Napoleone e la medicina
Le api nella simbologia napoleonica


mercoledì, dicembre 21, 2011

Napoleone e la pratica della tortura

Napoleone e la tortura

Quale era il pensiero di Napoleone riguardo alla tortura?

Bonaparte era uomo di potere, un sovrano il cui governo si reggeva anche sul perfetto controllo dello Stato. Napoleone attraverso Fouché e Savary nel tempo ministri della polizia generale era in grado di sapere tutto ciò che avveniva in Francia. 


generale bonaparte


Nulla gli sfuggiva, possibili complotti, doppiogiochismo, tradimenti. Il metodo sviluppato da Fouché era tutto incentrato su una capillare distribuzione di spie che lo mettevano al corrente di ciò che accadeva a Parigi e in Francia.

E' immaginabile che i metodi di coercizione ogni volta che un sospetto veniva catturato potevano ben comprendere atti di tortura.

D'altra parte nessuno si sarebbe sorpreso. Napoleone era dipinto come un orco assetato di sangue, un uomo disposto a sacrificare sull'altare della propria gloria la vita di migliaia di persone.


console napoleone


Nulla di più naturale ammettere che nella Francia napoleonica la tortura venisse ammessa e praticata.

Queste supposizioni sono del tutto errate.

Napoleone aborriva la tortura. Certo ciò non può escludere che la stessa non venisse praticata, ma il pensiero di Bonaparte era ben preciso in proposito.

Ecco un'ordinanza emessa da Napoleone all'epoca della Prima Campagna d'Italia quando era solo un generale in cerca di affermazione.


Queste le parole dell'Imperatore:


"l' abitudine barbara di percuotere la gente, per strappare loro segreti, deve cessare.Far subire interrogatori con la tortura, ha per solo risultato che gli sventurati dicono quel che loro viene in mente o quel che credono da noi desiderato. Proibisco di adoperare un mezzo rifiutato dall'umanità e dalla ragione".


In queste parole non si può non scorgere tutto lo spirito napoleonico.


imperatore dei francesi


Uomo pratico, Napoleone giudica la tortura inutile. I torturati, al solo scopo di far cessare le sofferenze a loro inflitte confesserebbero di tutto. 

Napoleone giudica i risultati che potrebbero derivare dalla pratica della tortura e li reputa del tutto inefficaci.

Approfondimento: Napoleone e il lavoro

La ragione sancisce l'inefficacia, l'umanità la condanna.

Ecco il Napoleone pensiero espresso al meglio. Non c'è dubbio che se razionalmente, dalla tortura si potevano trarre dei benefici, Napoleone l'avrebbe accettata. Bonaparte avrebbe fatto valere le ragioni della "testa" rispetto a quelle del cuore.
Bonaparte, però non era crudele, per cui mai avrebbe accettato di torturare qualcuno senza scopo alcuno.

Viene smontata così la teoria dell'uomo senza scrupoli, dell'orco assetato di sangue. 


News napoleoniche: Apre l'aeroporto di Sant'Elena
                                   Ritrovato busto di Napoleone, opera di Rodin del valore di 12 milioni di $
                                   In uscita in libreria l'ultimo capitolo della Revolution Saga 


martedì, dicembre 20, 2011

Napoleone la biografia di Emil Ludwig

Emil Ludwig (1881-1948) è stato un famoso giornalista tedesco che raggiunse la sua massima fama intervistando i potenti della sua epoca. da Hitler a Stalin, per finire a Mussolini.
Grande successo editoriale ebbero in Italia proprio i Colloqui con Mussolini  frutto di interviste effettuate da Ludwig nel 1932.
Il giornalista tedesco si dedicò anche alla scrittura di diverse biografie, tra cui quella su Napoleone.


Senza addentrarsi troppo in spiegazioni socio politiche, Ludwig con piglio giornalistico, fa una cronaca puntuale della vita dell'Imperatore, partendo dalla nascita per finire all'esilio a Sant'Elena.


Molti i colloqui citati, spesso si sente la voce dell'Imperatore all'interno di questo libro.
Senza avere la profondità dei trattati di Lefebvre o di Tulard, questo libro è piacevole da leggere e ci consente di vivere l'epopea napoleonica, senza troppi pregiudizi.

In Italia il "Napoleone" di Ludwig è edito da Rizzoli

lunedì, dicembre 19, 2011

Il perfido carceriere di Sant'Elena

Hudson Lowe, il perfido carceriere di Napoleone a Sant'Elena.

Ecco come lo definisce l'Imperatore:

" Ho veduto Prussiani, Tartari, Cosacchi; ma non ho mai veduto un uomo così orribile, così ributtante: egli ha il delitto impresso sul volto.
Io ho potuto lagnarmi, talvolta delle maniere dell'Ammiraglio, di certe durezze, poco a proposito, ma egli non rassomigliasi nè punto, nè poco a questo vile Prussiano"
(tratto dalle memorie del medico irlandese O'Meara)

Napoleone soffrì molto per le angherie che dovette subire da questo piccolo uomo, Hudson Lowe il suo nome, che applicò in maniera becera gli ordini che venivano da Londra.

Ma non le ristrettezze, non la miseria, non la perdita della libertà,  Napoleone soffriva per il mancato rispetto per l'uomo.

Egli era un soldato abituato al rancio, per questo anche una vita grama non lo spaventava, però si indignava di fronte al disprezzo che Lowe nutriva per lui.

Napoleone si sentiva in prigione, il suo non era un esilio, ma una vera e propria carcerazione a tutti gli effetti.

Lowe-Napoleon

La versione di Napoleone


Napoleone avrebbe voluto far conoscere al mondo intero le disumane condizioni in cui il governo britannico lo teneva in esilio con l'aiuto di un aguzzino senza cuore.

Ma la sua intelligenza era così possente ( leggi a questo proposito:Napoleone e l'impronta del genio), da rendersi conto che il suo riscatto e la sua vendetta passavano attraverso il racconto di quanto accadeva a Longwood.

hudson lowe


E la Storia, come al solito ha reso Giustizia, Hudson Lowe è dimenticato e disprezzato, l'Imperatore, la sua vittima invece sarà ricordato per sempre.

Cosa spingeva Hudson Lowe ad essere così perfido nei confronti di Napoleone?

La difesa del Governatore


Premettiamo che una volta tornato in patria l'ex governatore di Sant'Elena respinse di fatto tutte le accuse che lo riguardavano definendole false e comunque secondo il pensiero di Lowe si trattava di ordini che provenivano dall'Inghilterra a cui si doveva attenere.

A questo proposito è utile leggere: 

THE CAPTIVITY OF NAPOLEON AT ST. HELENA FROM THE LETTERS AND JOURNALS OF THE LATE LIEUT.-GEN. SIR HUDSON LOWE, OFFICIAL DOCUMENTS NOT BEFORE MADE PUBLIC.
By WILLIAM FORSYTH.


C'è qualcosa di vero in queste affermazioni?

Dal governo inglese giungevano istruzioni precise atte in primo luogo ad evitare una clamorosa fuga dell'Imperatore e poi, con sottile perfidia c'era l'intento di mortificare l'uomo.


Lowe un uomo inetto


Hudson Lowe ebbe la colpa di applicare gli ordini ricevuti più come fosse un burocrate che un soldato. 
Il Governatore temeva l'onta di una possibile fuga, per cui restringeva la libertà personale di Napoleone rendendolo di fatto un recluso. L'ossesione di Lowe era quella di conoscere tutti i movimenti dell'Imperatore, le persone che frequentava, i libri che leggeva, i discorsi che teneva. 

Ogni desiderio di Bonaparte che gli veniva rappresentato veniva preso come un possibile pericolo per cui nessuno di essi venne mai accettato.


napoleone a sant'elena


Napoleone avrebbe voluto soggiornare in un altro punto dell'isola, più riparato dal vento e meno battuto dal sole o almeno con possibilità di ombreggiatura. Ebbene anche questa richiesta fu rigettata. Hudson non decideva mai, prendeva tempo, rimuginava, ma poi negava il suo assenso sempre e comunque.

La Corsica che ritorna


Qualche storico ha legato il comportamento di Lowe ai suoi trascorsi corsi. Sì, perchè per un insolito scherzo del destino il "Grande Corso" fu tenuto prigioniero da un soldato che era stato di guarnigione ad Aiaccio e comandante di un piccolo drappello di soldati corsi.
(il tema dell'isola ricorre spesso nella vita di Napoleone, ricordiamo le mirabili parole di Victor Hugo al riguardo: leggi)


Un uomo piccolo Lowe, che non aveva compreso l'enorme personalità di Napoleone , che non ebbe la percezione che il suo comportamento avrebbe castigato al momento l'Imperatore, ma ne avrebbe riabilitato la figura.

Il Memoriale di Sant'Elena di Las Cases, ma più di esso il "Napoleone in esilio" del medico inglese O'Meara  ( liberamente scaricabile da Google books - download) misero in piena luce le angherie di Lowe che da eroe divenne il perfido carceriere.

L'ex Governatore di Sant'Elena tentò di difendersi, citò O'Meara per diffamazione, ma ormai la sua fama nefasta si era diffusa in tutta Europa.


Leggi anche: Las Cases e il Memoriale di Sant'Elena

Ma chi era Hudson Lowe?

Hudson Lowe


Lowe nasce nel 1770, quindi un anno dopo Napoleone. Comincia la sua carriera come chirurgo e ottiene una sottoluogotenenza per aver ben curato un colonello. 
Il suo aspetto fisico, come ebbe a dire lo stesso Napoleone era modesto. Capelli rossi, folte sopracciglia, mingherlino e di bassa statura. 

Un individuo sgradevole e brutto.

La sua carriera di soldato fu del tutto anonima, occupò quasi sempre cariche che lo tenevano lontano dalle armi. Fu soprattutto un soldato da scrivania.

Come detto prima, il destino cominciò a incrociare la sua vita con quella di Napoleone. Lowe, infatti fu posto al comando di un drappello di volontari corsi che cercarono di difendere, invano l'isola di Capri dall'assalto del generale Lamarque.


Una scialba carriera


La carriera del futuro aguzzino di Napoleone prosegue scialba, sempre a capo di branchi di spie. Lo ritroviamo in Sicilia e poi nel 1813 a l seguito di Blucher come commisario inglese. Partecipa poi come figura di secondo piano alle campagne di Francia del 1814  e 1815.

I suoi intrighi, la sua attività di spionaggio lo portano ad avere la benevolenza del ministero inglese e così riesce ad avere la nomina a baronetto.

La storia successiva parla di un Napoleone sconfitto a Waterloo, (qui una sorpresa per gli amanti delle miniature) della sua abdicazione e del suo porsi nella mani inglesi.

Bonaparte non si aspetta che le potenze alleate lo dichiarino prigioniero di guerra e lo mettano proprio nelle mani del nemico di sempre di Napoleone: l'Inghilterra.

Ancora un esilio, ma questa volta non si tratta della bell'isola d'Elba, ma bensì di uno scoglio nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico: Sant'Elena.

Il governo inglese chi pensa di nominare come Governatore dell'Isola?

Hudson Lowe, meschino burocrate ansioso di compiacere il più possibile i potenti di turno.

Ho già descritto la condotta bieca da perfido carceriere avuta da Lowe.


Come fu la  sua vita dopo Sant'Elena?


Appena dopo la morte di Napoleone, Lowe tornò in patria accolto con tutti gli onori. Qualcuno disse che Lowe avesse accumulato a Sant'Elena una fortuna economica poco spiegabile. 

Come accennato prima il clima cambiò ben presto. Gli scritti che provenivano da Sant'Elena di coloro che erano stati testimoni oculari, cominciavano a far luce su quanto era accaduto nella piccola isola.

Lowe venne anche affrontato dal figlio di Las Cases, Emanuel che più volte lo sfidò a duello. Lowe non volle mai accettare, anzi denunciò Las Cases.
La sua condotta vigliacca, tipica del personaggio, gli inimicò gran parte della classe dirigente londinese. 

Lo stesso Wellington (leggi il bel libro di Aldington) prese le distanze dall'ex governatore.

In seguito Lowe sbarcò in Francia dove venne di nuovo affrontato dal Las Cases, anche stavolta egli fuggì l'incontro, ma Las Cases fu vittima di un agguato che per poco non lo uccise.

Tutti pensarono a Lowe.

In Europa non c'era più posto per lui, per cui ottenne la nomina a governatore di Ceylon , ma anche in quel luogo lontano l'eco del suo vile comportamento a Sant'Elena gli provocò gravi difficoltà.

Lowe torno in Europa. Speculazioni sbagliate gli fecero perdere quasi tutti i suoi averi. 

Egli finì i suoi giorni nel gennaio del 1844 povero e solo poichè anche la moglie lo aveva abbandonato.

Bonus: una sorpresa direttamente da Amazon

Related: Sant'Elena, la fabbrica della leggenda napoleonica

mercoledì, dicembre 07, 2011

Perchè il fannullone ha tutto e l'uomo che lavora quasi nulla?

Perchè a me che ho una moglie, un padre e una madre decrepiti da nutrire, non hanno lasciato nulla?..
..Sono dunque questi i diritti dei signori?
I miei sono più sacri, più incontestabili, più universali. Essi si condensano col mio sudore, circolano nel mio sangue, sono scritti nei miei nervi, nel mio cuore. Essi sono la ragione della mia esistenza e della mia felicita!
firma napoleone



Un pensiero attuale e molto profondo questo di Napoleone. Uno di quelli che più di tutti hanno colpito la mia immaginazione.
La sorpresa è che queste parole vennero pronunciate da un giovanissimo Bonaparte, ma Napoleone era precoce in tutto.

Sorprendente, infatti la capacità del giovane Bonaparte di dare giudizi sugli uomini con una profondità degna del migliore degli psicologi.

Gia dalla più tenera età il futuro Imperatore diede dimostrazione di conoscere alla perfezione la'nimo umano. Questa abilità fu una dei suoi punti di forza. Raramente, infatti si sbagliò nel giudicare un amico o un nemico, sapeva distinguere in ognuno punti di forza e di debolezza.

Napoleone pensava della madre che fosse un uomo sul corpo di una donna dando una descrizione perfetta di Letizia Ramolino vero uomo di casa. L'educazione severa che fu impartita al ribelle Napoleone non poteva essere dimenticata. Tante le frustate, tante le punizioni che donna Letizie impartì a suo figlio.

Napoleone non si sbagliò nel definire il padre, incapace di grandi slanci, debole, vanesio e giocatore incallito a cui Napoleone mai si affezionò del tutto anche perchè ben presto scomparve a cauda della malattia, cancro allo stomaco, che portò alla tomba lo stesso Napoleone nel 1821.

E che dire del giudizio forte che a solo 15 anni Napoleone diede del fratello Giuseppe definito incapace di abbarcciare la carriera militare a causa della sua debolezza.

Napoleone conoscitore di uomini!



sabato, dicembre 03, 2011

La debolezza del potere supremo è la peggiore calamità dei popoli

E' il 27 dicembre 1804, Napoleone tiene un memorabile discorso all'apertura della sessione legislativa:


Principi, magistrati, soldati, cittadini, tutti noi  non abbiamo nella nostra carriera che un obiettivo: gli interessi del Paese.
Se il trono su cui la Provvidenza e la volontà della nazione mi ha messo, è caro ai miei occhi e  perché posso difendere e preservare gli interessi  del popolo francese.Senza un governo forte ,la Francia avrebbe dovuto temere il ritorno dei mali che ha sofferto.

La debolezza del potere supremo è la peggiore calamità dei popoli.


Soldato o Primo Console, non  ho avuto che un pensiero; Imperatore, non ne  ho altro: la prosperità della Francia.

Sono stato felice di dimostrare ciò con vittorie, consolidare questo con trattati, per la rinascita della morale, della società, e della religione.
Se la morte non mi sorprende nel bel mezzo del mio lavoro, spero di lasciare ai posteri un ricordo che possa servire da esempio o rimprovero ai miei successori.
Non voglio accrescere il territorio della Francia, ma conservarne l'integrità.

Non ho l'ambizione di esercitare in Europa una maggiore influenza, ma non voglio indebolire quella che acquistata.

Nessuno Stato sarà incorporato all'Impero, ma non sacrificherò i miei diritti nè i vincoli che mi legano agli Stati che ho cercato.

Offrendomi la corona il mio popolo ha preso l'impegno di fare ogni sforzo richiesto dalle circostanze per conservarle quello splendore che è necessario alla sua prosperità e alla sua gloria, come alla mia.
Ho piena fiducia nell'energia della Nazione e nei suoi sentimenti verso di me. I suoi più cari interessi sono l'oggetto costante delle mie cure.."




Tratto da Le Correspondances de Napoleon 1 publieè par Napoleon III

venerdì, dicembre 02, 2011

La mia amante è il potere

La mia amante è il potere.


Per conquistarlo ho fatto troppo, per lasciarmelo portare via o lasciare che lo insidino.
Per quanto voi diciate che il potere è venuto a me spontaneamente,
io so che mi è costato pene, veglie espedienti.



Indubbiamente, le condizioni post rivoluzionarie hanno favorito l'ascesa di Napoleone, ma è anche vero sottolineare le sue parole.
Egli agognava e ambiva il potere, o comunque voleva lasciare una traccia della sua esistenza.
Per questo non ha tralasciato niente e il suo attivismo è stato quasi maniacale.
Una forza di volontà ferrea, un focus sugli obiettivi da raggiungere costante nel tempo.
Le sue sconfitte finali, furono anche il frutto di una certa stanchezza fisica e mentale che affievolirono un poco le sue doti di instancabile lavoratore.
Forse il potere, la sua amante, al fine lo aveva tradito.

L'ultima lettera di Gioacchino Murat

E' il 13 ottobre del 1815, solo cinque giorni prima, Gioacchino Murat era sbarcato nei pressi di Pizzo Calabro illudendosi di poter riprendere il suo Regno.

Subito catturato dal capitano borbonico Trentacapilli (leggi una breve biografia), fu rinchiuso in carcere e dopo un processo sommario, condannato a morte.


Trentacapilli


Ebbe il tempo di scrivere un'ultima lettera alla moglie Carolina e ai suoi figli.


Eccola



Cara Carolina del mio cuore,



l’ora fatale è arrivata, morirò con l’ultimo dei supplizi, fra un’ora tu non avrai più marito e i nostri figli non avranno più pa­dre. Ricordatevi di me e tenetemi sempre nella vostra memoria.

Muoio innocente e la vita mi è tolta da una sentenza ingiu­sta.

Addio mio Achille; Addio mia Letizia. Addio mio Luciano; Addio mia Luisa.

Mostratevi degni di me; vi lascio in una terra e un reame pie­no di miei nemici; mostratevi superiori alle avversità e ricorda­tevi di non credervi più di quanto siete, pensando a ciò che sie­te stati.

Addio, vi benedico.

Non maledite mai la mia memoria; ri­cordatevi che il più grande dolore 
che provo nel mio supplizio è di morire lontano dai miei figli, da mia moglie e di non avere nessun amico che possa chiudermi gli occhi.

Addio, mia Carolina, addio figli miei; ricevete la benedizio­ne eterna, le mie calde lacrime ed i miei ultimi baci.

Addio, Addio. Non dimenticate il vostro infelice padre!

Gioacchino Murat

Approfondimenti: le api nella simbologia napoleonica

2 dicembre 1804 - 2 dicembre 2011

Anniversario dell'Incoronazione a Imperatore di Napoleone Bonaparte






Questo il giuramento pronunciato da Napoleone:


Io giuro di mantenere l'integrità del territorio della Repubblica, di rispettare e far rispettare le leggi del Concordato e la libertà dei culti, di rispettare e far rispettare l'eguaglianza dei diritti, la libertà politica e civile, l'irrevocabilità delle vendita dei beni nazionali, di non riscuotere imposte, di non istituire tasse se non per legge, di conservare l'istituzione della Legion d'Onore, di governare solamente per l'interesse, la felicità e la gloria del popolo francese.

giovedì, dicembre 01, 2011

Il soldato Napoleone



Ricordate sempre queste tre cose: unione delle forze, attivismo e ferma volontà di morire con gloria.
Questi sono i grandi principi dell'arte militare che mi hanno reso la fortuna amica in tutte le imprese.





il generale bonaparte


In una frase viene compendiata tutta l'arte militare di Napoleone.


Unione delle forze:


Per Napoleone è fondamentale in battaglia, avere la superiorità numerica rispetto al nemico. 

Non sempre, però i suoi eserciti avevano un maggior numero di soldati rispetto agli avversari. 

Come rimediare?

Napoleone cercava di tenere quanto più possibile unito il proprio esercito. Spesso questo è stato il segreto delle sue vittorie. Bonaparte studiava con attenzione quasi maniacale le mosse del nemico, ne prevedeva in anticipo spostamenti e strategia.

Come in una partita a scacchi, gioco che egli amava, predisponeva le sue truppe concentrandole in un sol punto in modo da realizzare quella superiorità numerica che gli avrebbe dato la vittoria.

Curiosità napoleoniche. Le api simbolo di Napoleone


Attivismo


Per realizzare il suo scopo Napoleone non aveva che un'arma l'attivismo. Egli stesso era frenetico, non si fermava mai, una vera e propria macchina che metteva da parte anche i più elementari bisogni vitali come ad esempio il mangiare. 

Questo attivismo era caratteristica dei suoi eserciti. 

I soldati di Napoleone marciavano in tempi rapidissimi riuscendo anche a percorrere 30 chilometri in un giorno. Questa capacità innovativa permetteva alle truppe di Napoleone di spostarsi rapidamente su tutto il fronte realizzando quella concentrazione di forze che gli permetteva la vittoria.

Approfondimento: Napoleone e il lavoro


Morire con gloria


In  questa frase tutto il carisma e il fascino di Napoleone. I soldati di Bonaparte non avevano paura, si gettavano nella mischia con ardore e passione non temendo assolutamente la morte. 
La devozione nei confronti dell'Imperatore era assoluta. La ricerca della gloria personale, l'onore erano valori ben presenti nelle truppe napoleoniche. Tali peculiarità furono una delle ragioni, se non la principale delle vittorie degli eserciti francesi.



ritratto di Napoleone