Sono passati 200 anni dalla morte di Napoleone
Il 5 maggio evoca immediatamente il ricordo della morte di Napoleone. Sarà forse per l'ode di Manzoni col suo famoso incipit:
Ei fu, siccome immobile...
che ognuno di noi ha studiato fin dalla scuola media o perché il personaggio di Bonaparte è uno di quelli che più di tutti suscita interesse.
D'altra parte, dopo Gesù, Napoleone è la figura storica di cui esistono più libri e siti web.
Il post in cui mi sono oggi cimentato è un pò diverso da quelli soliti.
Ho immaginato di poter porre delle domande a Napoleone . Ed ecco che è venuta fuori l'idea di questa surreale intervista allo spirito dell'Imperatore.
Ecco le mie domande a un Napoleone redivivo.
Intervista a Napoleone
Maestà, cosa pensava quando era prigioniero a Sant'Elena?
Nei primi tempi speravo che la situazione in Europa potesse cambiare e consentirmi un ennesimo ritorno. Dentro di me, però sapevo che Sant'Elena sarebbe stata la mia tomba. Avevo studiato in pochi giorni la situazione. L'isola era distantissima dalla terra ferma. Non vi erano approdi semplici e in rada stazionavano due fregate inglesi. La guarnigione sull'isola era di duemila soldati e io ero quasi guardato a vista.
Fuggire era impossibile, ma nemmeno lo volevo. Il mio obiettivo era quello di scomparire dalla scena per dare la possibilità a mio figlio di regnare. Contavo sulla parentela con gli Asburgo, sulla benevolenza dello Zar e sull'amore dei Francesi.
Purtroppo il mio esilio fu insensatamente duro e mio figlio troppo presto morto.
Si aspettava un trattamento così duro da parte degli Inglesi?
No, credevo che mi fosse concessa maggiore libertà in questa landa desolata. Dove mai sarei potuto andare? Come sarebbe stato possibile fuggire? Mi immaginavo una gabbia dorata, ma invece è stata quasi una prigione.
L'idea che mi sono fatto è che gli Inglesi mi abbiano temuto più di quanto potessi pensare e che per questo hanno voluto vendicarsi nella maniera più subdola e cattiva possibile offendendo la mia persona e mancandomi di rispetto. La storia li ha condannati per questo.
Quali sono i ricordi della sua gioventù?
Le sembrerà strano, ma i miei ricordi più felici sono quelli da bambino. Ero un fanciullo vivace, curioso, sempre in giro. Esploravo, mi arrampicavo sugli alberi, vagavo felice. Non sopportavo la disciplina, ma ci pensava mia madre a ricordarmelo con sonori ceffoni.
Un periodo spensierato quello in Corsica che ricordo con affetto
Ecco passiamo ai suoi genitori. Che mi può dire di suo padre e di sua madre?
Ricordo poco
mio padre. Uomo intelligente, poco dedito alla cura della famiglia di cui si occupava solo mia madre. Ambizioso, incline al lusso e ai divertimenti, avrebbe voluto una vita più brillante e forse la Corsica gli stava stretta. La malattia lo portò via troppo presto. Sono sicuro che anche lui avrebbe fatto strada e raggiunto il successo. Ho ereditato da lui la brama di gloria, ma anche lo scirro allo stomaco che mi ha fatto morire a 51 anni.
Di mia madre ho dolci ricordi. Le sue punizioni erano esemplari, ma giuste. Cercava in tutti i modi di piegarmi, ma non ci riusciva quando ero fanciullo e non c'è riuscita in seguito. Devo dire, infatti che spesso ha cercato di intromettersi in questioni familiari e non. Ho portato a lei il dovuto rispetto, ma non mi sono fatto mai influenzare nelle mie decisioni. Sono grato, però a mia madre; gran parte della risolutezza del mio carattere lo devo a lei.
Sire, quando ha capito che avrebbe conquistato la Francia?
Non c'è un momento ben preciso, ma in Italia quando le vittorie si susseguivano, le circostanze erano tutte a me favorevoli ho capito che avrei fatto grandi cose. Certo non potevo immaginare di diventare Imperatore, ma ero convinto che il mio nome sarebbe stato scritto nei libri di storia.
Ero ancora titubante nei giorni precedenti il 18 Brumaio. Fui spinto all'azione da Luciano e da Giuseppina. Diventato console nulla poteva più fermarmi ed ebbi piena coscienza del mio ruolo.
Maestà le porto un pezzo di futuro. Lo sa che in molti la ritengono un personaggio negativo, uno schiavista, un misogino, un orco?
I tempi cambiano e 200 anni sono un gran lasso di tempo. Gli uomini, però non cambiano mai, si affezionano a delle idee che velocemente mutano. Le posso dire e ne sono testimonianza le mie opere che le accuse che mi vengono mosse sono false. Ai miei tempi ero un uomo di grande modernità e sottolineo, però ai miei tempi.
Le guerre le avrei evitate e l'ho anche dimostrato per un certo periodo, ma le altre nazioni non potevano sopportare una Francia diversa, una nazione nuova e moderna. Il Congresso di Vienna e la Restaurazione dimostrano tutto ciò. Mi rammarico sì per l'invasione della Spagna, assolutamente non necessaria e forse l'inizio della mia caduta.
Le donne della mia vita le ho amate e rispettate tutte, Desirèè, Giuseppina, Maria e Maria Luisa, ma anche le mie sorelle e mia madre.
Se mi posso permettere passerei a un aspetto più privato. Mi racconti un pò delle donne che ha amato.
Ho amato molto questo è certo. Ero innamorato di
Desirée, ma la passione mi travolse quando conobbi Giuseppina. Oggi forse quasi mi vergogno del fatto che la mia mente fosse così rapita da mia moglie, ma le posso assicurare che Giuseppina era bellissima e desiderabile.
Ella aveva uno charme unico, tutto il suo essere gridava passione. Le confesso che Giuseppina non ha mai perso fascino ai miei occhi. Il potere mi allontanava da lei e mi dava la possibilità di conoscere altre donne ma l'impeto giovanile e passionale che ho provato per Giuseppina non è più tornato
Il divorzio è stato un momento di dolore, ma era necessario perchè ero un uomo di Stato, altrimenti mai e poi mai mi sarei separato da lei.
Pensando alle mie donne non posso dimenticare
Maria Walewska. All'inizio era un capriccio.L'avevo vista e la volevo a tutti i costi. Quando la conobbi restai estasiato dal suo volto. Non si poteva fare a meno di guardarlo e ammirarlo come un'opera d'arte.
Maria era sposata a un vecchio, ma era di solidi principi. Alla fine fu mia quasi costretta, ma poi ci legò un amore profondo.
Mi accorsi dopo che la bella e dolce Maria sarebbe stata per me la moglie ideale. Tenera, affettuosa, devota, innamorata la mia dolce Maria.
A Schonbrun vivenno felici, ma proprio lì tutto cambiò. Maria mi annunciò di essere incinta. Non ero sterile allora come pensavo e fu ancora una volta la ragion di Stato a cambiare il corso della mia vita.
All'Elba lei mi raggiunse, ma io dovetti quasi cacciarla via perché ero sposato e non potevo tradire impunemente mia moglie. Solo a sapere che invece Maria Luisa mi aveva già dimenticato e tradito. Tornando indietro non avrei esitato a far restare Maria con me.
Infine Maria Luisa. Sapevo che lei non era innamorata di me. Il nostro era un matrimonio politico. Mi sono sforzato allora di donarle tutta la mia attenzione e la mia devozione in modo da farla almeno affezionare a me. Le sono grato per il mio figlio che mi diede. Il suo comportamento dopo il mio esilio è disdicevole e indegno. Non è stata nemmeno una buona madre per nostro figlio.
Se potesse tornare indietro, invaderebbe ancora la Russia?
Sì, senza dubbio. Era la cosa giusta da fare. Lo zar Alessandro mi era affezionato, ma la sua politica si allontanava dalla mia anche per i cattivi consiglieri che lui aveva intorno. Ho sbagliato sicuramente ad aspettare troppo. Potevo addirittura non entrare per niente a Mosca. Lasciare dopo la Beresina. Avrei dimostrato che ero il più forte e i rapporti potevano tornare a quelli di
Tilsit. Ho peccato d'orgoglio pensando che Alessandro si piegasse. Mi sbagliavo.
Si aspettava il tradimento di Murat?
Sì! Murat sapeva solo caricare! Un soldato di grande coraggio, ma un uomo vanesio, ambizioso senza nessuna dote politica. Le sue azioni frono tutte ispirate da mia sorella Carolina che pensava di poter conservare il Regno di Napoli anche dopo la mia caduta. Non aveva capito che il suo destino era legato al mio. Certo a Waterloo
Murat mi avrebbe fatto comodo.
Sire, qual è oggi la sua eredità?
La mia vita ha dimostrato che i popoli europei si possono unire e che insieme hanno la possibilità in grado di contrastare qualsiasi potenza.
Quale consiglio darebbe oggi a un giovane?
Gli consiglierei di prendere a modello la mia vita. Sono stato forte, ambizioso, non ho messo limiti alla mia immaginazione.
Ho vissuto intensamente, ho lavorato ogni giorno della mia vita e non ho mai avuto paura della morte.
Ho dato tanto per ricevere molto. Non mi sono accontentato di una vita banale, ordinaria, ma ho voluto costruire un capolavoro.
Gli uomini possono modellare il loro destino con le loro mani, con le loro azioni, con la loro abnegazione. Ai giovani dico siate curiosi, non vi accontentate delle risposte date da gli altri, indagate, formate un vostro pensiero autonomo. Non siate, poi parte di nessuno, siate sempre voi stessi nel bene e nel male. Non vi piegate alle sofferenze della vita, accettatele, ma reagite. E infine leggete. Le lettura della mia gioventù sono state la mia saggezza.
Come vorreste essere festeggiato?
Questa domanda mi trova impreparato. Mi farebbe piacere che a Parigi sfilassero dei
soldati. Una parata militare in grande stile per ricordare le mie vittorie, le conquiste della Francia e la gloria che ho portato al popolo francese.
Per concludere come si definerebbe?
Un sognatore testardo.
Amici, siamo giunti alla fine di questo post. Spero che abbiate trovato interessante questo viaggio nella storia di Napoleone.
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