Sant'Elena, 10 gennaio 1816
Da pochi giorni è iniziato un nuovo anno. E' finalmente terminato il 1815 per me così doloroso.
Eppure lo scorso anno non era iniziato così male. A gennaio ero in un'altra isola, ben più accogliente di questa: l'Elba.
Eppure lo scorso anno non era iniziato così male. A gennaio ero in un'altra isola, ben più accogliente di questa: l'Elba.
I miei agenti già da qualche mese mi segnalavano il malcontento del popolo contro Luigi XVIII. I miei soldati, poi erano pronti ad imbracciare le armi e a gridare di nuovo Vive l'Empereur.
Pianificavo la fuga anche perché già sapevo che il mio soggiorno all'Elba non sarebbe durato a lungo. Le mie spie mi avevano raccontato che la destinazione di Sant'Elena già aveva fatto capolino nei discorsi che si tenevano a Vienna e che non sarebbe trascorso molto tempo prima che la mia condizione di esiliato mutasse in peggio.
Dovevo rompere gli indugi, ma non potevo sapere con esattezza come mi avrebbero accolto i Francesi del Sud. I miei Marescialli poi cosa avrebbero fatto? Mi avrebbero seguito o mi avrebbero tradito ancora?
E i soldati avrebbero obbedito agli ordini oppure mi avrebbero seguito?
Fuggire dall'Elba era un azzardo. Potevo anche essere intercettato dalle navi Inglesi e in quel caso la mia avventura sarebbe terminata prima di cominciare.
Tanti dubbi e poche certezze, ma la risoluzione era già presa nel mio cuore e soprattutto nella mia testa.
Le mie speranze
La mia speranza era che una volta ripreso il comando della Francia potessi governare in pace. Ero disposto e disponibile a rinunciare alle mie conquiste e tornare ai confini naturali della Francia.
La mia eredità
La cosa più importante per me era quella di fare in modo che mio figlio potesse crescere in salute, in modo da farlo diventare il mio erede. A Napoleone non avrebbero perdonato niente. Il re di Roma sarebbe stato accettato.
Lo zar Alessandro si sarebbe convinto e infine anche mio suocero avrebbe ceduto. Gli Inglesi no, non avrebbero fatto un passo indietro. Anche i Prussiani non si sarebbero arresi al mio ritorno. Entrambi nutrivano, per ragioni diverse, un odio profondo nei miei confronti.
Attaccarli a nord e sconfiggerli avebbe roso la coesione della coalizione e il mio piano avrebbe funzionato.
L'Elba
All'Elba avevo trascorso dei mesi piacevoli. Il clima era molto simile a quello della Corsica. Gli abitanti gentili ed entusiasti. Avevo cominciato a mettere mano alle opere pubbliche che in poco tempo avrebbero reso l'isola moderna e funzionale.
Le giornate all'Elba trascorrevano veloci. Con me avevo mia madre Letizia e mi aveva raggiunto anche mia sorella Paolina che amo infinitamente.
Maria
Un giorno arrivò sull'isola anche Maria, la contessa Walewska. Fu un incontro fugace, ma intenso. Ci incontrammo e ci amammo in un luogo nascosto e segreto. Maria sarebbe rimasta con me e avremmo provato le stesse gioie del soggiorno a Schonbrun.
In Austria con Maria passai dei momenti che mai dimenticherò. La Contessa viveva con me in poche stanze che ci eravamo riservati. Lavoravo con lei al mio fianco, sempre gentile, premurosa. Per un certo tempo e in talune circostanze, io non ero l'Imperatore che occupava una capitale straniera, ma solo un marito innamorato.
Quella situazione mi piaceva, mi faceva sentire bene e realizzato. Poi una notizia che cambiò me stesso e forse il corso della Storia.
Maria mi confessò di essere incinta. Un figlio, un figlio. Per anni mi ero convinto di non essere in grado di procreare.
Giuseppina aveva due figli e quindi non era sterile. Avevo avuto diverse amanti, ma nessuna rimase incinta o forse lo fu Eleonore Denuelle. Lo confesso, non potevo essere certo che il figlio, in quel caso fosse mio.
Maria mi confessò di essere incinta. Un figlio, un figlio. Per anni mi ero convinto di non essere in grado di procreare.
Giuseppina aveva due figli e quindi non era sterile. Avevo avuto diverse amanti, ma nessuna rimase incinta o forse lo fu Eleonore Denuelle. Lo confesso, non potevo essere certo che il figlio, in quel caso fosse mio.
Eleonore Denuelle |
Con Maria era diverso, il figlio era veramente mio figlio.
Un nuovo obiettivo
Le cose nella mia testa cambiarono all'improvviso. Il solito fuoco che spesso mi pervade si riaccese. Volevo bene a Maria, l'amavo in un certo senso, ma per me era più importante avere un erede.
Volai via da Schonbrun col cuore in tempesta. Un matrimonio con una principessa reale e un figlio mi avrebbero assicurato il prosieguo della mia dinastia. I Bonaparte avrebbero continuato a reggere le sorti della Francia.
Il mio più potente alleato era la Russia e sapevo che era lì che dovevo rivolgere le mie attenzioni. Una sorella dello zar Alessandro sarebbe stata la moglie perfetta.
Non so se furono i consiglieri di Alessandro o se effettivamente la principessa Anna era troppo giovane. Fatto sta che dalla Russia non arrivarono notizie positive.
Maria Luisa
Sono stato sempre un'impaziente, per cui lasciai perdere i Russi e rivolsi la mia attenzione all'Austria. Gli Asburgo erano l'altra grande casata d'Europa.
Maria Luisa fu la scelta . Giovane, carina, educata per essere regina. Certo con l'ultima regina austriaca, Maria Antonietta le cose erano finite in tragedia, ma questo non mi influenzava più di tanto.
Maria Luisa è stata una buona moglie. Mi è sempre sembrata innamorata , ma con quelle peculiarità tipiche degli Asburgo. Maria Luisa in alcuni momenti era distaccata. L'impressione è che stesse recitando la parte dell'Imperatrice e della moglie devota.
Mio figlio
In fondo il mio più pesante cruccio è sempre stato che tutto sarebbe finito con la mia morte.
Sono un soldato, una pallottola, un colpo d'artiglieria o anche solo la mia stessa condizione di mortale avrebbe potuto recidere e distruggere in un attimo tutto quello che avevo costruito.
Nulla mi sarei potuto aspettare dai miei fratelli.
Austria, Russia e Inghilterra si sarebbero precipitate sulla Francia e l'avrebbero fagocitata in un attimo.
Sono un soldato, una pallottola, un colpo d'artiglieria o anche solo la mia stessa condizione di mortale avrebbe potuto recidere e distruggere in un attimo tutto quello che avevo costruito.
Nulla mi sarei potuto aspettare dai miei fratelli.
Austria, Russia e Inghilterra si sarebbero precipitate sulla Francia e l'avrebbero fagocitata in un attimo.
Era un paradosso su cui ragionavo spesso. Una Francia che avevo reso così potente era in fondo così fragile perché si reggeva solo sulla mia forza, sulla mia stessa esistenza.
Con la nascita di mio figlio tutto questo poteva cambiare e per sempre.
La mia vita di oggi
La mia vita è stata un romanzo incredibile e il mio esilio a Sant'Elena sembra l'ultimo colpo di scena.
Questo 1816 non potrà essere peggiore del 1815. Waterloo, la sconfitta, una nuova abdicazione, un nuovo dolore. La mia patria lontana, senza mio figlio, senza la mia famiglia, ma ancora con la speranza viva di un nuovo anno.
Come è lontana quest'isola dalla mia Corsica e dall'Elba. Qui tutto è freddo,umido, senza vita. L'aria è senza alcun profumo, anche i colori degli alberi e dei fiori sono spenti, morti.
Che differenza con la Corsica dove gli odori erano intensi, il sole caldo e rassicurante, l'aria tersa, limpida, i colori vividi.
Non voglio rattristrami. Oggi sono qui e ci resterò per il tempo che per me è stato stabilito!
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