25 dicembre 1815, il mio primo Natale a Sant'Elena
Oggi e Natale, il mio primo Natale qui a Sant'Elena, in esilio.
Il cielo è grigio. Le nuvole si inseguono veloci come una carica di cavalleria. Un vento intermittente a volte impetuoso, a volte leggero spira da est. Sant'Elena è come uno spuntone di roccia che sembra essere stato messo da un Dio pazzo in mezzo all'oceano. Quest'isola è una terra senza senso, uno scherzo della natura. Eppure gli Inglesi, anche su questo inutile lembo di terra desolato e sperduto hanno messo le mani.
E' Natale, la nascita di Cristo, la festa per eccellenza dei Cattolici e dei preti.
Sono stato allevato nel seno della religione cattolica. Mia madre è sempre stata una grande credente. Oggi l'immagino inginocchiata davanti a Cristo a pregare per la mia salute e per il mo ritorno.
D'altra parte sono quasi nato in chiesa.
Quel 15 agosto del 1769, mamma Letizia era in chiesa ad ascoltare la messa in occasione della festa dell'Assunta. E proprio lì tra gli scanni le presero le doglie. Di corsa la portarono a casa dove non fece nemmeno in tempo ad essere adagiata sul letto. Tanta era la mia fretta di venire al mondo.
In Corsica non mancavamo mai alla messa domenicale e a Brienne attorniato da preti la religione era sempre ben presente.
Per quanto mi riguarda ho dato sempre grande importanza al ruolo della religione mentre mi aggradava di meno quello dei preti e del Papa.
Rispetto quello che la religione rispetta, ma come uomo di Stato, non posso accettare il fanatismo del celibato; è stato un mezzo con il quale la Corte di Roma ha voluto ribadire la schiavitù dell'Europa, impedendo che i religiosi fossero cittadini.
E' potente la religione. Un giorno passeggiavo in completa solitudine. Nel silenzio della natura. improvvisamente mi colpì l'orecchio il suono della campana di Ruel. Mi commossi, tanta è la forza dell'educazione ricevuta, delle abitudini acquisite. Dissi a me stesso: quale impressione ciò deve fare sugli animi semplici e inclini alla credulità.
Per me la religione è stata ed è importante soprattutto per l'ordine sociale. Non vedo nella religione il mistero dell'Incarnazione, bensì il mistero del'ordine sociale. Essa lega al cielo un'idea di uguaglianza che impedisce al povero di massacrare il ricco.
Quanti ricordi mi porta il Natale.
A Natale ho rischiato di morire. Era il 24 dicembre del 1800. Mi stavo recando a teatro per assistere alla " Creazione " di Haydin. Come al solito ero di fretta e mi ero mosso all'ultimo secondo. Spronai il cocchiere affinché facesse il prima possibile. Immaginavo già i musi lunghi di Giuseppina e i rimproveri benevoli di Ortensia.
Quella fretta mi salvò la vita. I cospiratori realisti avevano imbottito di esplosivo un carretto che doveva esplodere al mio passaggio. Una serie di circostanze fortunate mi salvarono la vita. La mia carrozza era appena passata mentre quella immediamente alle mie spalle con a bordo Giuseppina, Ortensia e mia sorella Carolina, che era anche incinta fu raggiunta da qualche scheggia, ma per fortuna nessuno si fece male.
Il Natale a Sant'Elena
Oggi sarà un Natale completamente diverso. Sarò a tavola con questa piccola ed eterogenea corte che mi ha seguito. Montholon, Gorgaud, Bertrand, Las Cases e il figlio. Mangerò qualcosa, ma il mio pensiero sarà altrove.
Penserò a mio figlio. Non ho sue notizie, ma spero stia bene e che si ricordi di suo padre, che ne abbia sempre memoria, che sappia che lo amo e che lo amerò sempre. Chissà se un giorno sarà mio erede, se governerà la Francia!
Maria Luisa non entra spesso nei miei pensieri. Ho cercato di farmi amare, benché il nostro matrimonio non era altro che un'alleanza politica che poi non è servita a nulla. Certo che le Austriache non hanno molta fortuna in Francia.
Un dolce pensiero andrà a mia madre. Mamma credeva di potermi governare anche quando ero Imperatore. La ascoltavo volentieri e mai le ho mancato di rispetto, ma non potevo certo accettare le sue idee e i suoi consigli. Che carattere Letizia, una donna temprata nell'acciaio che non si piegherà mai.
In questo Natale non potrò dimenticare i miei fratelli. Giuseppe il più grande è forse quello a cui sono più affezionato. Mi fa ancora tanta rabbia pensare a Carolina e al suo tradimento. Murat a Waterloo sarebbe stato prezioso.
Chissà come trascorreranno il Natale i miei Marescialli. Molti mi hanno tradito, alcuni mi sono rimasti fedeli. Tutti erano dei pigmei, li ho trasformati, quai tutti, in giganti.
Sono sicuro che i miei soldati mi ricorderanno in questo giorno e in quelli a venire. Tanti figli di Francia sono morti in battaglia e di questo sono addolorato, ma tutti mi amavano ed erano pronti a morire per me.
In questo Natale non potrò non rivolgere un pensiero agli Inglesi. I miei nemici per eccellenza. Credevo che consegnarmi a loro sarebbe stata la migliore soluzione. Ero sincero quando dicevo di voler abbandonare per sempre la politica. Comprendo che sarei stato sempre un pericolo per la Corona, ma mai avrei immaginato che mi relegassero ai confini del mondo.
Chissà se trascorrerò molti Natali su quest'isola; se morirò presto, se verrò assassinato oppure se il mio destino mi riservi ancora qualche colpo di scena. Chissà se rivedrò mio figlio, chissà se mai rimetterò piede in Francia.
Sento la voce di Gorgaud che risuona più alta delle altre. Come al solito starà litigando con qualcuno. D'altra parte è un permaloso per eccellenza, ma è un bravo uomo. Mi toccherà ancora una volta di fare da paciere che non è una cosa che mi appartiene.
Queste urla mi hanno ridestato dai miei pensieri e all'improvviso sto riprendendo coscienza del luogo in cui mi trovo, della situazione che sto vivendo e di tutto il mio essere.
Un brivido, fugace, ma intenso percorre tutta la mia schiena e sono sicuro che non è per il freddo.
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