venerdì, dicembre 02, 2011

L'ultima lettera di Gioacchino Murat

E' il 13 ottobre del 1815, solo cinque giorni prima, Gioacchino Murat era sbarcato nei pressi di Pizzo Calabro illudendosi di poter riprendere il suo Regno.

Subito catturato dal capitano borbonico Trentacapilli (leggi una breve biografia), fu rinchiuso in carcere e dopo un processo sommario, condannato a morte.


Trentacapilli


Ebbe il tempo di scrivere un'ultima lettera alla moglie Carolina e ai suoi figli.


Eccola



Cara Carolina del mio cuore,



l’ora fatale è arrivata, morirò con l’ultimo dei supplizi, fra un’ora tu non avrai più marito e i nostri figli non avranno più pa­dre. Ricordatevi di me e tenetemi sempre nella vostra memoria.

Muoio innocente e la vita mi è tolta da una sentenza ingiu­sta.

Addio mio Achille; Addio mia Letizia. Addio mio Luciano; Addio mia Luisa.

Mostratevi degni di me; vi lascio in una terra e un reame pie­no di miei nemici; mostratevi superiori alle avversità e ricorda­tevi di non credervi più di quanto siete, pensando a ciò che sie­te stati.

Addio, vi benedico.

Non maledite mai la mia memoria; ri­cordatevi che il più grande dolore 
che provo nel mio supplizio è di morire lontano dai miei figli, da mia moglie e di non avere nessun amico che possa chiudermi gli occhi.

Addio, mia Carolina, addio figli miei; ricevete la benedizio­ne eterna, le mie calde lacrime ed i miei ultimi baci.

Addio, Addio. Non dimenticate il vostro infelice padre!

Gioacchino Murat

Approfondimenti: le api nella simbologia napoleonica

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