giovedì, dicembre 04, 2025

Blücher e la Campagna di Waterloo: il vecchio maresciallo che fermò Napoleone

Gebhard Leberecht von Blücher: strategia, mito e realtà del protagonista prussiano di Waterloo


Blucher

Il nome di Blücher è indissolubilmente legato a Waterloo. Quando pensiamo a quella giornata – 18 giugno 1815 – immaginiamo Napoleone, Wellington, la Guardia Imperiale. Ma senza il “vecchio maresciallo prussiano”, come lo chiamavano alleati e nemici, la battaglia più celebre della storia moderna sarebbe stata probabilmente molto diversa.

Gebhard Leberecht von Blücher, classe 1742, comandante prussiano di 73 anni, è uno dei personaggi più inattesi e carismatici dell’Età napoleonica. Guerrigliero, cavaliere, uomo dal temperamento irruento, soprannominato Marschall Vorwärts! (“Avanti!”), era il simbolo di una Prussia risorta dopo le umiliazioni di Jena e Auerstädt del 1806.

La Campagna del Belgio del 1815 non fu soltanto una corsa contro il tempo: fu una lotta psicologica, fisica e strategica che vide Blücher resistere a una rovinosa sconfitta a Ligny, riorganizzare un esercito allo sbando e, infine, piombare a Waterloo nel momento esatto in cui la bilancia della battaglia stava per inclinare verso Napoleone.

Comprendere Waterloo senza Blücher significa raccontare solo metà della storia.


1. Chi era davvero Blücher? Un comandante fuori dagli schemi

Blücher non era un genio strategico alla maniera di Napoleone, né un raffinato tattico. Era però:

  • un motivatore straordinario, amatissimo dai suoi soldati;

  • una forza della natura, capace di spronare uomini esausti;

  • un simbolo politico, l’incarnazione della vendetta prussiana contro Napoleone;

  • un comandante determinato, pronto ad attaccare anche nelle condizioni peggiori.

La sua personalità era leggendaria. I contemporanei raccontano episodi quasi mitici: visioni mistiche, una vitalità indomabile e una fiducia assoluta nell'aggressione offensiva.

La sua forza non era nella teoria militare, ma nel carisma. Come scrisse Clausewitz, che lo conobbe personalmente:

“Blücher non era un grande teorico, ma possedeva un dono raro: la capacità di trasformare la volontà in energia collettiva.”


2. La situazione strategica del 1815: Napoleone contro il tempo

Dopo la fuga dall’Elba e il ritorno al potere, Napoleone sapeva che le potenze europee avrebbero messo in campo una nuova coalizione. L’unico modo per sopravvivere politicamente era colpire per primo, separare gli eserciti nemici e batterli uno alla volta.

A nord si trovavano:

  • l’esercito anglo-alleato di Wellington,

  • l’esercito prussiano di Blücher.

La loro unione era una minaccia mortale. Da qui l’idea napoleonica: sfondare al centro, colpire alternativamente i due eserciti e impedirne il ricongiungimento.


3. I giorni decisivi: Ligny e Quatre Bras (16 giugno 1815)

Il 16 giugno Napoleone ottenne la sua ultima vittoria tattica: Ligny.

Blücher a Ligny

Il maresciallo prussiano, sorpreso dalla potenza del colpo francese, fu travolto. Cadde da cavallo, schiacciato sotto il suo stesso destriero, rischiando di essere catturato. Un attendente, il fedele Nostitz, riuscì a salvarlo trascinandolo via mentre i cavalleggeri francesi gli passavano accanto.

La battaglia fu un disastro per i prussiani:

  • 16.000 perdite,

  • linee spezzate,

  • unità in ritirata.

Eppure accadde un fatto cruciale: Blücher decise di non ritirarsi verso est, come Napoleone si aspettava, ma verso nord, in direzione di Wellington.

Questa scelta mutò il destino della campagna.


4. La grande incomprensione di Napoleone

Napoleone credeva che i prussiani, sconfitti e disorganizzati, si sarebbero ritirati su Namur o Liegi.
Invece Blücher, sotto la guida strategica di von Gneisenau (che diffidava dei francesi), prese la direzione opposta: Wavre.

Questa mossa permise ai prussiani:

  • di rimanere a portata di Wellington,

  • di riorganizzarsi rapidamente,

  • di marciare verso Waterloo il 18 giugno.

Napoleone, convinto di aver neutralizzato Blücher, commise uno dei più grandi errori della sua carriera: inviò Grouchy all’inseguimento, separando così un corpo d’armata decisivo dal campo di battaglia di Waterloo.


5. 18 giugno 1815: il ruolo di Blücher a Waterloo

La battaglia cominciò senza i prussiani, ma Wellington lo sapeva:
“Dobbiamo resistere fino a quando non arriva la notte… o Blücher.”

Blücher aveva promesso:
“Verrò. Anche se fosse per rastrellare il campo con una sola ala di cavalleria.”

La marcia della disperazione

I prussiani partirono da Wavre intorno alle 11 del mattino. Il terreno era pessimo, fangoso, collinare. Gli uomini erano stanchissimi dalla sconfitta di due giorni prima.

Blücher, settantatreenne, guidò la colonna a cavallo, incitando i soldati con una determinazione che colpì anche gli osservatori inglesi.

Il primo contatto: Plancenoit

Verso le 16:30 i prussiani raggiunsero il fianco destro francese e attaccarono Plancenoit.
Questa mossa logistica e strategica fu decisiva:

  • Napoleone fu costretto a distogliere truppe dalla linea principale,

  • il fianco francese iniziò a collassare,

  • la pressione sulla Guardia Imperiale aumentò.

L’attacco finale

Quando la Guardia Imperiale lanciò la sua ultima avanzata contro il centro anglo-alleato, le truppe prussiane intensificarono la pressione. Blücher arrivò personalmente sul campo e si incontrò con Wellington. È celebre la frase del duca:

“Ich gratuliere Ihnen!”
(“Le faccio i miei complimenti!”)

A cui Blücher rispose con il suo proverbiale pragmatismo:
“Noi l’abbiamo battuto, ora inseguirlo!”


6. Blücher dopo Waterloo: il cacciatore di Napoleone

Mentre l’esercito francese si ritirava in disordine, Blücher non rallentò. Il suo obiettivo era chiaro:
non permettere a Napoleone di recuperare l’iniziativa politica.

Fu tra i primi a entrare a Parigi nel luglio 1815. La sua durezza verso la capitale francese – desiderava far saltare il Pont de Jena, simbolo della vittoria di Napoleone del 1806 – venne mitigata da Wellington, che impedì atti di rappresaglia eccessivi.

La Prussia uscì dal 1815 come potenza in ascesa, e Blücher come il simbolo vivente della tenacia prussiana.


7. Mito e realtà del vecchio maresciallo

Blücher è passato alla storia come:

  • l’eroe che salvò Wellington,

  • il comandante che arrivò “al momento giusto”,

  • il simbolo della rinascita prussiana.

Ma quanto fu decisivo davvero?

Gli storici concordano su questo punto:
senza Blücher, Wellington sarebbe stato quasi certamente sconfitto.

In termini tecnici:

  • i prussiani portarono sul campo tra i 30.000 e i 50.000 uomini,

  • la loro pressione laterale neutralizzò la cavalleria e la Guardia francese,

  • la manovra avvolgente rese insostenibile la posizione napoleonica.

Waterloo non è una battaglia “anglo-francese”: è il prodotto della cooperazione tra due comandanti molto diversi, Wellington e Blücher.


8. Blücher nella memoria europea

Il maresciallo morì nel 1819, ma la sua figura divenne un’icona popolare. A Berlino una delle principali piazze porta il suo nome. Nei racconti prussiani e tedeschi dell’Ottocento Blücher è il guerriero instancabile che incarna la volontà di riscatto nazionale.

Per gli inglesi è l’alleato fedele del momento più critico.
Per i francesi, l’incubo del 1815.
Per gli storici, un personaggio indispensabile per capire la caduta finale di Napoleone.


Fonti accademiche consigliate


Se ti appassiona la storia militare e le grandi figure che hanno segnato le sorti d’Europa, ti invito a seguire il mio canale YouTube Napoleone1769, dove racconto eventi, battaglie e personaggi con rigore accademico e narrazione coinvolgente.

Nessun commento: