Gli ultimi giorni di vita di Napoleone Bonaparte
Già dall'inizio del 1821 era ben chiaro che le condizioni di salute di Napoleone erano ormai degenerate. Il cancro allo stomaco rapidamente stava divorando il corpo dell 'Imperatore.
Nel corso del mese di marzo e di aprile del 1821, Napoleone alternò giorni in cui prevaleva l'ottimismo con momenti in cui sembrava stesse meglio ad altre giornate in cui le sue condizioni di salute erano pessime.
Napoleone, attento, lucido, razionale come sempre aveva ben compreso che la fine era vicina.
Osservatore scrupoloso Bonaparte aveva analizzato con cura i suoi sintomi ed era giunto alla conclusione che stava morendo della stessa malattia che aveva colpito il padre e che lo aveva portato alla morte precoce a Montpellier.
Uno scirro al piloro.
Napoleone rammentava bene le conclusioni a cui erano giunti i medici di Montpellier e la relazione che avevano redatto e che sa essere custodita dal fratello Luigi. Egli si raccomanda affinché venga eseguita un'autopsia sul suo corpo, con annessa una dettagliata relazione da consegnare al figlio.
Bonaparte si preoccupa dell'ereditarietà della malattia.
La testimonianza principale degli ultimi giorni di Napoleone, l'abbiamo da Francesco Antonmarchi il medico che era stato mandato ad assisterlo.
Come gli altri memorialisti di Sant'Elena, Antonmarchi scrisse dei giorni trascorsi con l'Imperatore. Essendo medico le sue memorie ci fanno comprendere bene l'evoluzione della malattia di Napoleone, le sensazioni, i sintomi, i rimedi empirici e arcaici e anche la riluttanza di Napoleone ad assumere medicine.
In questo quadro finale degli ultimi giorni, non manca la becera presenza di Hudson Lowe, il burocrate e carceriere di Sant'Elena.
Lowe è restio a credere che Napoleone fosse alla fine dei suoi giorni. Egli è sospettoso, immagina che Bonaparte e il suo seguito stiano architettando qualcosa. Pensa addirittura che possa essere un tentativo di fuga.
Lowe , nemmeno questa volta rispetta la dignità imperiale e quella di uomo di Napoleone. Egli si affanna a cercare di trovare il modo in cui l'ufficiale incaricato di testimoniare la presenza di Bonaparte sull'isola possa continuare a fare il suo lavoro. Non rispetta l'agonia di Napoleone.
Un oltraggio e nemmeno l'ultimo verso Bonaparte.
Gli ultimi giorni di Napoleone.
da fine marzo al 5 maggio
Con l'aiuto di Antonmarchi ripercorriamo gli ultimi giorni di Napoleone.
Antonmarchi |
Siamo alla fine di marzo Antonmarchi ci dice che il rimedio che si vuole proporre a Napoleone è una miscela alcalina con potere purgante. Come suo solito Napoleone è restio a prendere medicamenti di cui diffida e di cui non nutre fiducia alcuna.
Napoleone ha chiara la percezione della sua fine e si chiede quali effetti avrebbe la sua morte in Europa. Il suo desiderio, per il quale ha accettato con rassegnazione l'esilio a Sant'Elena è sempre quello di vedere il figlio governare la Francia.
Napoleone fatalista
Nei giorni successivi Napoleone si mostra rassegnato e fatalista.
Pronuncia spesso la frase " Quod scriptum, scriptum", ciò che è scritto è scritto.
L'avversione per le medicine
Questo suo stato d'animo lo porta ancora a rifiutare le medicine.
In un passo recita testualmente:
" E' incredibile l'avversione che nutro per le medicine! Sono corso incontro ai pericoli con indifferenza; ho veduto la morte senza emozione e non posso, per quanti sforzi faccia, accostarmi alla bocca una tazza che contenga il preparato più blando."
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Il medico inglese
Arnott |
Le condizioni di salute di Napoleone peggiorano per cui Antonmarchi chiede consulto al dott Arnott il chirurgo inglese del 20° reggimento. Il medico inglese si mostra maggiormente ottimista per quanto riguarda la salute dell'Imperatore.
Il paranoico e crudele Hudson Lowe
Malgrado Napoleone stia male, questo non placa la paranoia di Hudson Lowe il governatore inglese di Sant'Elena. Secondo i suoi ordini, infatti un ufficiale inglese doveva accertarsi ogni giorno della presenza di Napoleone sull'isola.
Lo stato di salute di Napoleone indurrebbe a soprassedere da tale pratica, ma Lowe non ne vuole sapere. Alla fine è proprio Arnott, il medico a fare le veci dell'ufficiale incaricato di rilevare la presenza di Bonaparte.
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La cometa di Cesare
Un giorno Napoleone afferma di aver sentito dai servi del passaggio di una cometa. Questa notizia lo emoziona perché gli ricorda il segno precursore della morte di Cesare.
La sofferenza di Napoleone
Napoleone soffre e oppresso dal suo stato si chiede:
" Perché mai se devo finire la vita così miseramente non sono morto in battaglia?"
I giorni di aprile alternano momenti buoni ad altri pessimi. Il 6 aprile Napoleone è in piedi e vuole radersi. Si rende conto, per la prima volta, che non è in grado di farsi la barba da solo.
Napoleone annota i suoi sintomi
Napoleone è pur sempre un uomo razionale e analizza con estrema accuratezza i suoi sintomi.Il dolore lo accusa nell'ipocondrio destro ed è convinto che si tratti del fegato malgrado Arnott cerchi di convincerlo del contrario.
Quando i sintomi si attenuano Napoleone riesce a parlare di argomenti diversi da quelli che riguardano il suo stato di salute. Egli discorre sulla guerra, sulle attitudini guerriere degli Inglesi.
Il testamento di Napoleone
Bonaparte ormai comprende bene che la sua fine si avvicina e comincia a redigere le sue ultime volontà.
Il clima di Sant'Elena
Tra le convinzioni di Napoleone cirrca il suo stato di salute, oltre all'ereditarietà dei problemi allo stomaco, ricordando egli molto bene le cause della morte del padre, c'è il clima. Bonaparte è convinto che il clima umido e piovoso dell'isola di Sant'Elena lo abbiano fatto ammalare, anche se lo stesso Antonmarchi cercano di convincero del contrario.
Il delirio di Napoleone
E' il 19 di aprile quando Napoleone ancora una volta sente l'approssimarsi della morte e comincia a d avere delle allucinazioni.
" Quando morirò rivedrò i miei amici e ritroverò i miei valorosi ai Campi Elisi. Kleber, Desaix, Bessieres, Duroc, Ney, Murat, Massena, Berthier. Tutti mi verranno incontro e parleremo di quanto operammo. Io racconterò loro i miei ultimi giorni di vita. Vedendomi essi saranno di nuovo pieni di entusiasmo e di gloria"
In alcuni momenti è ancora la rabbia a prevalere. Il triste destino che gli Inglesi gli hanno riservato lo indigna profondamente.
"Morendo in questa solitudine spaventevole, privo dei miei, mancante di tutto, lego l'obbrobrio e l'orrore della mia morte alla famiglia d'Inghilterra"
Sono nato nella religione cattolica
L'approssimarsi dell'ultima ora induce poi Napoleone a convocare l'abate Vignali e a dargli tutte le istruzioni per la camera ardente. Napoleone si ricorda di essere stato allevato nella religione cattolica.
" Io sono nato nella religione cattolica e voglio adempiere ai doveri che eesa impone e ai soccorsi che elargisce"
Come spesso accade agli ammalati quando la morte si approssima verso la fine di aprile, in un giorno in cui Napoleone si sente meglio ordina da mangiare e beve anche dello champagne. Chiaramente dopo poco si sentì male.
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Napoleone ordina la sua autopsia
Sempre lucido e presente a se stesso Napoleone il 28 di aprile dà a Antonmarchi precise disposizioni sulla sua autopsia.
Chiede che gli venga espiantato il cuore e portato alla moglie Maria Luisa, chiaramente non può sapere che l'Imperatrice lo ha completamente dimenticato e che ha già un amante.
La seconda richiesta è quella di analizzare per bene il suo stomaco, Napoleone è convinto di soffrire di cirro al piloro che ricorda essere la causa della morte del padre.
Napoleone si preoccupa per il figlio.
La fine si avvicina
Il 2 maggio Napoleone alterna momenti di lucidità ad altri di delirio. E' chiaro ormai a tutti che il momento della morte dell'Imperatore si stia avvicinando. Nei momenti di delirio sono le battaglie che gli sovvengono alla mente.
"Desaix, Steingel, Massena! La vittoria è vicina."
5 maggio 1821
Alle cinque del mattino del 5 maggio, Napoleone pronuncia le sue ultime parole :
" testa, armata" poi perde conoscenza.
La giornata prosegue in questo stato di incoscienza e alle sei meno undici minuti Napoleone muore,
Le ultime sue volontà, espresse in 2 codicilli"
"Desidero che le mie ceneri riposino sulle sponde della Senna, in mezzo a quel popolo franncese che ho tanto amato"
e ancora
"Lego ai conti Montholon, Bertrand e a Marchand. il denaro, gioie e argenterie, porcellane, mobili, libri, armi e tutto ciò che mi appartiene nell'isola di Sant'Elena"
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