venerdì, maggio 08, 2020

Come Napoleone vi può insegnare ad avere successo

Il tempo perduto fu un'ossesione per Napoleone.

Napoleone fu protagonista di molte guerre, ma ne combattè una sconosciuta ai più: quella col tempo.


Il tempo era forse il più acerrimo nemico di Bonaparte, non era mai sufficiente per compiere tutto quello che la sua fervida mente partoriva.

Egli sfidava le ore, i minuti, i secondi piegandoli alla sua ferrea volontà.

Il tempo soccombeva sempre dietro all'alacre e incessante attività di Napoleone.





Molti dei suoi successi erano diretta derivazione di questa sua folle abnegazione.

La giornata tipo di Napoleone


La sua giornata tipo iniziava intorno alle 7 del mattino, ma più spesso si svegliava all'alba, ma l'ora di andare a letto era quasi sempre sconosciuta.
Napoleone non si fermava mai mettendo a dura prova la tempra dei suoi collaboratori che spesso cedevano al sonno e alla fatica.
Un attivismo folle, parossistico sostenuto da una ambizione sfrenata, ma ancor di più dalla sensazione di essere un predestinato, un uomo chiamato alla gloria, a lasciare traccia nel solco della storia.



 
 

Egli rinunciava spesso anche al mangiare, la cucina era sempre aperta per lui, i cuochi arrostivano di continuo polli ed erano pronti in qualsiasi momento a soddisfare le richieste dell'Imperatore che potevano arrivare in ogni ora del giorno o della notte.

Certo alcuni di questi aspetti cambiarono nel corso degli anni, si soleva dire infatti che Napoleone console mangiava in un quarto d'ora mentere Napoleone  Imperatore in mezzora

Incredibile a dirsi, ma anche le sue perfomances amorose erano fugaci e scandite dalla fretta. Si racconta che spesso qualche dama di corte aspettava invano tutta la notte nei suoi appartamenti. E anche quando i suoi incontri di "letto" avvenivano,essi avevano sempre la caratteristica della fretta e della fugacità.

Napoleone non aveva nemmeno tempo per l'amore!


Unica eccezione in questo senso la parentesi con Maria Walewska. Nel 1809 a Schonbrun, Napoleone godette della presenza della contessa polacca come quella di una moglie tradizionale. a lei si dedicava con passione e senza fretta. 
Poi, però prevalse la ragion di Stato, per cui la bella Maria dovette essere accontonata per lo sposalizio con la principessa austriaca Maria Luisa.

Le attività dell'Imperatore erano molteplici, dettava ordini e lettere a decine. Passava da argomenti da Capo di Stato a lettere d'amore o di cortesia, alcune addirittura futili o apparentemente inutili.

Napoleone non si sottraeva nemmeno alla vita mondana, partecipava a balli, andava a teatro, era presente a inaugurazioni. Non solo riceveva dignitari di corte, ambasciatori, ministri e a volte anche gente del popolo che gli sottoponeva qualche particolare richiesta.

Napoleone si occupava di tutto, di quello che pubblicava la stampa, delle novità in campo letterario o teatrale, riceveva i rapporti di polizia. Egli era un leader perfetto capace di delegare dove necessario, ma a conoscenza di ogni dettaglio della sua attività.


Questo se non era in guerra.


In quel caso Napoleone moltiplicava le forze, i suoi sensi si acuivano, la stanchezza non lo sfiorava affatto. 
Egli studiava piani di battaglia, ascoltava i suoi messaggeri, calcolava ogni mossa, prevedeva ogni possibile sviluppo. Nulla era lasciato al caso. 

La vittoria secondo il suo pensiero non era frutto delle abili manovre sul campo di battaglia, ma provenivano dall'attenta analisi di tutte le possibili circostanze che potevano accadere e dalla conoscenza di tutte le informazioni possibili ed immaginabili.

 La sua mente non era mai ferma, i suoi sensi sempre spinti al massimo livello.

Una memoria prodigiosa 


Prodigiosa poi la sua memoria che gli faceva tenere a mente i particolari all'apparenza più insignificanti come il numero di cannoni presente in una fortificazione che aveva visto 20 anni prima o le conversazioni tenute in tempi passati.

Napoleone ricordava poi tutte le sue letture, la sua mente era come un vaso senza fine in cui far precipitare tutto quanto i suoi occhi potevano vedere e che poteva richiamare senza sforzo alcuno anche a distanza di anni.

La prova più lampante è il Memoriale di Sant'Elena di Las Cases in cui Napoleone cita con precisione fatti e luoghi in cui si sono svolti avvenimenti tantissimi anni prima.

Napoleone lottava contro il tempo e ne parlava spesso. Nei suoi scritti sovente faceva riferimento allo scorrere delle ore, alla sensazione che il tempo scorresse troppo velocemente.

  • Ogni ora di tempo perduto è una probabilità di danno per l'avvenire.

Ecco questa frase fornisce l'esatta spiegazione del pensiero napoleonico.

Il tempo è l'unico bene che sfugge al nostro controllo e non sappiamo con esattezza di quanto ne disponiamo. Perdere tempo può provocare una sciagura. Questa la disperazione di Napoleone.

Fu Waterloo che spezzò l'incantesimo.


A Waterloo, per la prima volta Napoleone avrebbe voluto fermare il tempo. Egli  percepì chiaramente che la sua stella era ormai al declino. Non c'era tempo per riorganizzarsi, per mettere in piedi un altro esercito, per fermare le truppe nemiche che arrivavano da ogni confine della Francia.

 Non si rassegnò del tutto, cercò di risorgere, ma i suoi sforzi furono vanificati dal terribile esilio a Sant'Elena.

La perfidia britannica raggiunse il suo massimo livello.  Fu relegato,  su uno scoglio nell'oceano, fu privato della libertà e dei più elementari contatti umani.

Umiliato ed offeso dal meschino Hudson Lowe, Napoleone perse il suo attivismo e anche il tempo assunse per lui un altro significato.

Consigli di lettura: Storia della prigionia di Napoleone a Sant'Elena

Nei primi tempi dettò le sue memorie a Las Cases, fornì il suo punto di vista sulle vicende che lo avevano accompagnato negli ultimi 20 anni con la segreta speranza di un ritorno in patria. Pianificò la fuga, cercò di mettersi in contatto con agenti esterni per fare un clamoroso ritorno sulla scena politica europea.
Sperò che le condizioni in Europa mutassero per far sì che le sue speranze potessero trasformarsi in realtà, anche se il suo vero scopo era quello di vedere il figlio al governo della Francia.

Non fu così.


Quando ebbe netta la percezione che Sant'Elena sarebbe stata la sua tomba gli vennero a mancare le forze, lui che voleva fermare il tempo per non sprecarlo si trovava nella condizione di coloro che il tempo lo vedono non passare mai.

Cominciò ad allungare i suoi periodi di sonno, ogni tanto cercava di darsi uno sprone come nell'occasione in cui si dedicò alla coltivazione di un piccolo orto, ma la perfidia del Governatore inglese gli negò anche le più domestiche e piccole gioie.

Il tempo a Longwood non passava mai. Ora Napoleone avrebbe voluto spingere le lancette dell'orologio per far cessare la più presto la sua agonia politica e morale.

Sembrava proprio che il tempo avesse vinto.

Napoleone morì per un cancro allo stomaco, ma il suo cuore si era ormai inaridito dall'inazione e dalla perdita di ogni speranza di ritorno sul suolo francese.

Quei 6 anni a Sant'Elena furono i più lunghi della sua vita, ma non trascorsero invano.
 A Sant'Elena egli costruì la sua leggenda dettando le sue memorie, diffondendo il suo verbo, le sue verità.

Quel 5 maggio 1821 il cuore di un gigante si fermò troppo presto.
(Leggi la cronaca degli ultimi giorni di Napoleone)

Napoleone aveva vinto, però l'ennesima battaglia.

Napoleone sconfigge il tempo


Ancora una volta aveva sconfitto il tempo. Il tempo, capace di cancellare la memoria degli uomini gli si era piegato.

Napoleone e la sua leggenda non avrebbero avuto mai fine.

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