Eylau 1807: la battaglia più sanguinosa dell’Impero napoleonico

Eylau 1807: il gelo, il sangue e la battaglia che mise alla prova Napoleone

la sanguinosa battaglia di Eylau


Ci sono battaglie che definiscono un’epoca, e ce ne sono altre che ne rivelano gli abissi. La battaglia di Eylau, combattuta l’8 febbraio 1807 nel cuore gelato della Prussia Orientale, appartiene a questa seconda categoria: un massacro sotto la neve, una lotta disperata nel bianco accecante dell’inverno baltico, un confronto in cui persino Napoleone vide vacillare la sua stessa fortuna.

Molti storici — tra cui David G. Chandler e Charles Esdaile — concordano: Eylau fu una delle battaglie più feroci di tutto il periodo napoleonico. Non una vittoria trionfale, non un capolavoro tattico, ma un inferno di baionette, cavalleria e cannoni tra bufere di neve e visibilità quasi nulla.


1. Il contesto: la Quarta Coalizione e l’avanzata nella neve

Dopo la schiacciante vittoria di Friedland, la Prussia si era quasi dissolta come potenza militare. Ma l’alleato russo non era ancora sconfitto, e l’esercito dello zar Alessandro I si preparava a una nuova offensiva. Era il pieno dell’inverno: la Grande Armée, abituata a marciare e combattere rapidamente, si trovò invece invischiata in campagne lunghe, logoranti e fisicamente durissime.

Tra dicembre 1806 e febbraio 1807 Napoleone avanzò in Prussia Orientale, dove il clima era ostile e le distanze immense. Il suo obiettivo: impedire ai russi di riunire le loro forze e costringerli a una battaglia decisiva.

Fu in questo contesto che nacque lo scontro di Eylau.

2. La vigilia: neve, caos e spari nella notte

Il 7 febbraio, nel tardo pomeriggio, gli avamposti francesi e quelli russi si scontrarono attorno al villaggio di Eylau. Si combatté casa per casa, cimitero compreso, sotto un vento gelido che trasportava neve e fumo. Napoleone dormì poche ore in una casa danneggiata dai colpi, mentre gli uomini accendevano fuochi per non congelare.

I russi del generale Levin August von Bennigsen erano numerosi e determinati. La posizione che occupavano — colline leggere, campi aperti, strade innevate — era favorevole alla loro artiglieria. I francesi, invece, avevano la cittadina, ma erano sparpagliati e stanchi.

L’indomani si sarebbe combattuto.

3. L’alba dell’8 febbraio: un inferno bianco

All’alba il campo di battaglia era una distesa bianca. Visibilità quasi zero. Temperature sotto i -10°. La neve cadeva a raffiche. Napoleone fece disporre la sua artiglieria sulle alture dietro Eylau, mentre Bennigsen preparava un fronte lunghissimo, oltre 7 km, con più di 70.000 uomini.

La battaglia iniziò con uno scambio devastante di cannonate. I proiettili si confondevano nella tormenta: si vedeva l’impatto solo quando esplodevano nel terreno gelato.

La linea francese vacillò presto. Il maresciallo Augereau, disorientato dal vento e dalla neve, finì fuori strada e si trovò esposto al fuoco diretto dei cannoni russi. La divisione fu quasi annientata. Napoleone, vedendo le sue linee indietreggiare, comprese che stava rischiando la disfatta.

4. La carica disperata di Murat: 10.000 cavalieri nella neve

Fu allora che Napoleone prese una decisione audace: lanciare la più grande carica di cavalleria della sua carriera. Joachim Murat, re delle cariche impossibili, ricevette l’ordine di sfondare la linea russa e guadagnare tempo.

Secondo la Fondation Napoléon, oltre 10.500 cavalieri — corazzieri, dragoni, ussari — si lanciarono nella tormenta in una massa compatta. Fu un urto epico. Testimoni raccontano che le sciabole e i caricatori apparivano e scomparivano nel bianco come spettri.

La carica spezzò il centro russo, permise a Napoleone di riorganizzarsi e probabilmente evitò una sconfitta. Ma il costo fu altissimo.

5. Il corpo di Davout arriva: un colpo di scena decisivo

Verso mezzogiorno apparve sul fianco destro la III Corpo d’Armata di Davout, marciando forzatamente sotto la neve. La sua manovra fu una delle più brillanti dell’intera campagna: colpì il fianco russo e lo mise in difficoltà.

I russi rischiarono seriamente di essere circondati. Bennigsen ordinò un contrattacco violento per evitare il collasso: fu un combattimento all’arma bianca, disperato, corpo a corpo, su cumuli di neve macchiata di rosso.

I cadaveri venivano letteralmente trascinati via per liberare spazio alle nuove linee.

6. La battaglia si spegne: nessun vincitore, solo morte

Quando scese il buio, lo scontro si affievolì. Le linee francesi erano esauste. I russi, pur avendo resistito, erano a loro volta decimati. Entrambi gli eserciti avevano subito perdite catastrofiche.

Le stime variano, ma gli storici concordano che Eylau causò tra 25.000 e 40.000 morti complessivi. Un massacro senza gloria. Napoleone stesso, solitamente freddo e controllato, fu scosso dalla vista del campo di battaglia al mattino seguente. I rapporti riferiscono che disse sottovoce:

“Questa vittoria mi costa troppo.”

7. Significato storico: la prima ombra sulla stella di Napoleone

Eylau non fu né una vittoria francese né una vittoria russa. Fu uno stallo sanguinoso. Ma ebbe conseguenze profonde:

  • dimostrò che i russi erano avversari capaci di resistere alla Grande Armée;
  • minò l’immagine dell’invincibilità napoleonica in Europa;
  • convince Napoleone della necessità di una vittoria “pulita”, che otterrà solo quattro mesi dopo a Friedland;
  • lasciò un’impronta nella memoria dei soldati, che ricordarono Eylau come l’inferno bianco.

Molti veterani, anni dopo, raccontavano che nessun’altra battaglia era stata così dura, nemmeno quelle di Borodino o di Waterloo.

Conclusione

Eylau resta una delle battaglie più enigmatiche dell’intera epopea napoleonica: non una sconfitta, non una vera vittoria, ma una prova estrema di resistenza e di volontà. Nella neve e nel sangue della Prussia Orientale, Napoleone scoprì il limite della guerra moderna e il prezzo umano che essa richiedeva.

Il mito dell’Imperatore, costruito sulle vittorie lampo di Austerlitz e Jena, fu per la prima volta incrinato. Ma proprio da quella crepa nacque la determinazione che lo avrebbe portato alla vittoria di Friedland e ai trattati di Tilsit.

Consigli di lettura

La battaglia di Jena

Il tragico passaggio della Beresina

Napoleone e la propaganda

Articolo pubblicato su Napoleone1769 – Antonio Grillo

Commenti

Post popolari in questo blog

Le api nella simbologia napoleonica

La personalità magnetica di Napoleone. Un'analisi storica