Quando Napoleone tentò il suicidio
E' il momento dell'abdicazione.
E' un Napoleone disperato ed
amareggiato quello che tentò di togliersi la vita.
Siamo nel 1814 le
truppe alleate erano appena fuori Parigi. La campagna di Francia, l'ultimo
disperato tentativo di Napoleone di resistere alla furia delle nazioni alleate
era fallito benchè Bonaparte avesse tenuto in scacco con forze notevolmente
inferiori i suoi avversari.
Napoleone vorrebbe resistere sa di
poter contare su almeno 60.000 uomini a lui fedeli anche se le forze nemiche
sono quasi il doppio, ma avrebbe bisogno del completo appoggio dei suoi
Marescialli e generali.
Il tradimento dei Marescialli
Marmont colui che consegnò Parigi ai nemici |
Tutti i Marescialli e collaboratori lo invitano però a desistere, ad abdicare cercando almeno di conservare il trono per il figlio ed evitare altresì una battaglia strada per strada a Parigi. Una situazione che avrebbe coinvolto anche la popolazione civile e scatenato una guerra interna.
Napoleone con la mente sa che lo scenario proposto dai Marescialli è
veritiero, ma comprende bene che le loro scelte sono anche dettate da
interessi personali. Coloro che aveva beneficato stavano cercando di salvarsi,
di distinguere la loro posizione da quella dell'Imperatore per accreditarsi
con il ritorno dei Borbone.
Il suicidio un'opzione ponderata?
Il dolore per il tradimento è forte, ma la capacità di fare piani e strategie di Napoleone è immutata. Il suicidio è un'opzione importante perché potrebbe invogliare gli alleati ad accettare la reggenza di Maria Luisa che era pur sempre un' Asburgo di nascita per poi cedere l'Impero al figlio.
Il suicidio, quindi potrebbe essere stato ben ponderato da Napoleone e non
solo un atto dettato dallo sconforto.
E' lo stesso Napoleone, a
Sant'Elena come ci testimonia il
conte di Montholon
nelle sue memorie che forn' una versione simile dicendo che sì la vita gli
sembrava inutile, ma che il pensiero del suicidio era effettivamente legato
alla successione.
Un suicidio politico che sarebbe nelle corde del genio napoleonico.
Cosa pensava Napoleone del suicidio?
Sul suicidio Napoleone si era espresso diverse volte nel corso della sua vita.
Quando era giovane e la sua vita non prendeva la direzione da lui agognata il pensiero della morte e in particolare del suicidio lo attraversò e ne abbiamo testimonianza in uno dei suoi scritti giovanili
"Cosa c'è da fare in questo mondo? Dal momento che devo morire, non è
meglio che mi uccida? Se avessi già superato i sessant'anni, rispetterei i
pregiudizi dei miei contemporanei, e aspetterei pazientemente che la natura
mi abbia terminato nel suo corso; ma poiché comincio a sperimentare la
sventura, e poiché nulla è per me un piacere, perché dovrei sostenere una
vita in cui nulla prospera per me? "
Un Napoleone ch e nemmeno lontanamente immaginava quello che il destino gli
avrebbe riservato e che nella maniera melodrammatica che era una costante nei
suoi scritti di gioventù.
Lo stesso Napoleone, però quando ha
notizia di diversi suicidi, soprattutto per pene d'amore dei suoi soldati si
esprime diversamente:
Abbandonarsi al dolore, senza resistere, e uccidersi per sottrarsi ad esso,
è come abbandonare il campo di battaglia prima di essere conquistati.
Ai soldati Napoleone parla del suicidio come si trattasse di una resa di tipo
militare per cui assolutamente da non prendere in considerazione.
Un
altra volta in cui ebbe a parlare del suicidio si espresse con tali parole:
Un uomo ha il diritto di suicidarsi?
Sì se la sua morte non nuoce a nessuno e la vita è un male per lui.
Quando, però la vita è un male per l'uomo?
Quando gli offre sofferenze e pene, ma poiché le sofferenze e le pene cambiano a ogni istante, non c'è nessun momento della vita in cui l'uomo abbia il diritto di uccidersi.
Il momento potrebbe arrivare proprio nell'ora della morte, perché allora soltanto l'uomo saprebbe che la sua vita è consistita in un intreccio di mali e sofferenze.
E qui troviamo il Napoleone lucido calcolatore. Le pene e il dolore possono
cambiare nel corso del tempo per cui il suicidio potrebbe essere un atto
avventato da prendere in considerazione solo quando non vi è più speranza.
Tesi
smentita dai fatti a Sant'Elena perchè proprio quando non ebbe più speranze di
tornare in Francia non scelse la strada del suicidio, anzi
confidò al medico
O'Meara
che si era ripromesso di bere fino all'ultimo sorso la tazza amara che gli era
stata data.
Torniamo al 1814 e al tentativo di suicidio di Napoleone.
Bonaparte è da solo, uno dei maggiordomi lo vide sciogliere nell'acqua una polvere e avvisa Costant il primo valletto.
Napoleone cominciò a sentirsi male e di gran fretta fu chiamato il medico Yvan e Caulaincourt.
La situazione sembrava dovesse degenerare. Bonaparte venne preso da violenti spasmi e da conati di vomito .
L'abdicazione |
Non sappiamo se ciò avvenne perché Yvan gli avesse somministrato
qualcosa o se per gli effetti del veleno. A Napoleone fu fatto bere del té e
nel frattempo si udivano i suoi lamenti rivolti contro il tradimento di
Marmont e l'abbandono di Berthier.
Lentamente la situazione
migliorò, probabilmente perché non tutto il veleno era stato versato oppure
perché il contenuto della sacca che dal tempo della campagna di Russia aveva
appesa al collo aveva perso gran parte della sua efficacia.
Un'altra ipotesi è che Napoleone non avesse tentato il suicidio, ma ingerito
una certa quantità di oppio per cercare di dormire.
Quando si
riprese Napoleone non fece più parola del suo tentativo di suicidio anche se
il suo aspetto era orribile come ci testimonia il
Maresciallo Mc Donald
che il giorno successivo si presntò al cosetto dell'Imperatore.
Una tesi opposta: Thierry Lentz
Tale ricostruzione è stata smentita in parte dallo storico Thierry Lentz, direttore della Fondation Napoleone.
Secondo le tesi di Lentz
provenienti dalla lettura di fonti inedite l'abdicazione di Napoleone
avvenne per un profondo convicimento dell'Imperatore che in tale maniera aveva
l'intenzione di evitare la guerra civile.
Lentz affievolisce quindi
il clima tempestoso e di dolore di Napoleone a Fontainebleau.
Nessuna
forzatura nell'atto di abdicazione di Napoleone, questa la tesi che appare in
"Les Vingt Jours de Fontainebleau" in cui Lentz ricostruisce i 20 giorni in
cui Napoleone soggiornò a Fontainebleau.
Conclusioni
Sembra certo che Napoleone ebbe un momento di sconforto quando tutto gli sembrò perduto dal trono, alla moglie, al figlio e quando si accorse di essere solo abbandonato anche dai suoi più fedeli amici. Allo stesso modo sappiamo di per certo che dalla campagna di Russia Napoleone aveva appeso al collo un sacchetto con del veleno, precauzione che aveva preso quando temette di essere catturato dai cosacchi russi.
Queste due circostanze insieme alle testimonianze dei presenti Costant, Mc Donald e Caulaincourt ci fanno propendere sulla veridicità dell'accaduto. Sono, però di sicuro interesse le notazioni e la ricerca storica di Lentz che ci propone un Napoleone già convinto dell'abdicazione.
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