Napoleone a tavola non era un buongustaio

Napoleone era un uomo perennemente indaffarato, concentrato su un numero incredibile di occupazioni che spaziavano dagli ordini di tipo militare, all'organizzazione statale, dalla corrispondenza con gli altri capi di Stato fino ad arrivare a cose molto più minute e particolari quali disposizioni di etichetta, consigli vari, lettere di cortesia e personali.

Napoleone e l'ossesione del tempo

L'analogia con Edomondo Dantes, il Conte di Montecristo

L'avversario che Bonaparte più temeva era il tempo. Egli ne era ossessionato. Mi sembra di riconoscere in Napoleone le parole che qualche anno più tradi Alexandre Dumas fece pronunciare al personaggio di Edmondo Dantes protagonista della sua opera più famosa, Il Conte di Montecristo.

" Non ho che due avversari, non dico due vincitori perché li sottometto colla

tenacia: la distanza ed il tempo. Il terzo, ed é il più terribile, sta nella mia condizione di mortale. Ciò solo può fermarmi nella strada che percorro e prima che abbia conseguito lo scopo a cui miro tutto il resto l'ho calcolato. Ciò che gli uomini chiamano capricci della fortuna, vale a dire la rovina, i cambiamenti, le eventualità, li ho tutti prevenuti, e se qualcuno può colpirmi, nessuno può rovesciarmi. A meno che non muoia, sarò sempre ciò che sono."

Queste parole si adattano alla perfezione a Napoleone. Così come Dantes cerca di governare il tempo perchè ossessionato dalla vendetta da compiere così Bonaparte combatteva col tempo per raggiungere quei traguardi che la propria ambizione rendeva senza limiti.

I pasti da consumare in fretta

Napoleone era un accentratore che curava in modo maniacale ogni dettaglio. Questa incessante attività, che nei periodi di guerra si moltiplicava, faceva sì che il momento dei pasti fosse per lui una fastidiosa interruzione, una spiacevole perdita di tempo.

D'altra parte questa peculiarità di Napoleone non valeva solo per i pasti, ma anche per altri aspetti della sua vita compresi i fugaci, approssimativi e brevissimi incontri con le sue amanti.

Nel tempo anche le sua abitudini a tavola cambiarono tanto che si dice che la durata del pasto di Napoleone era di quindici minuti da Primo Console e di mezzora da Imperatore.

I titoli, gli onori e l'età che avanzava gli fecero aumentare il tempo che dedicava ai pasti, ma l'ossessione per il tempo sprecato induceva Napoleone a limitare all'essenziale i momenti da dedicare per mangiare.

Bonaparte mangiava di fretta appoggiandosi dove si trovava, su un tavolino o su qualsiasi appiglio di fortuna. Anche l'etichetta non era contemplata nelle abitudini culinarie di Napoleone che spesso mangiava senza tovaglioli e a volte senza posate senza curarsi delle persone che aveva davanti.
Bonaparte così attento all'igiene la trascurava del tutto quando mangiava.

I cuochi di Napoleone

Questo stato di cose metteva a dura prova le persone addette alla cucina le quali doveveano essere sempre pronte a soddisfare le richieste di cibo dell'Imperatore. Nelle cucine dei palazzi imperial e quelle di campo durante le campagne belliche si arrostivano di continuo pollame perché non si conosceva mai con esattezza il momento in cui l'Imperatore avrebbe chiesto del cibo.

Quali erano i piatti preferiti di Napoleone?

Pur non avendo gusti culinari raffinati e pretenziosi e con l'attenuante di essere un soldato per cui non sempre aveva a disposizione il cibo desiderato (famoso l'episodio di Marengo e del pollo che è diventata una famosa ricetta), Napoleone aveva delle preferenze in cucina.

Zuppe calde, pollame, patate, rognoni di vitello e in onore della sua italianità anche maccheroni ( nelle vettovaglie al seguito della disgraziata campagna di Russia figuravano ben 250 kg di pasta)

Piatti semplici, quelli che Napoleone amava e nessuna ricetta ricercata in un periodo in cui si cominciava ad affermare la grande gastronomia francese.

Le bevande preferite

In tema di bevande Napoleone beveva acqua ghiacciata e infusi d'arancia. Gli alcolici non erano tra le sue bevande preferite. Come vino beveva lo Chambertin, un vitigno della Borgogna, che spesso annacquava. Bonaparte era parco anche nei liquori che beveva di rado.
Il cognac lo usava sì, ma come colluttorio per l'igiene dentale.

Appendice:

La storia del pollo alla Marengo.

La battaglia infuria, Napoleone come è suo solito si accorge, quasi all'improvviso di avere fame. Ordina da mangiare. Il cuoco Dunand racimola le poche cose che ha a disposizione. Un pollo, dei pomodori, aglio, uova, gamberi di fiume e l'immancabile cognac fedele compagno dei soldati in battaglia.

Dunand sa che sono ingredienti eterogenei, ma non si pede d'animo.

Soffrigge un pò di grasso con l'aglio, vi aggiunge i pomodorini. Cuoce, poi il pollo e vi aggiunge le uova e i gamberi di fiume. Ecco che viene fuori la ricetta del Pollo alla Marengo.

In seguito Napoleone chiese di nuovo che gli venisse preparata questa ricetta, anche per una buona dose di scaramanzia. Si dice che Dunand cercasse di renderla più omogenea sostituendo i gamberi di fiume con i funghi e il cognac con il vino bianco, ma che Napoleone fosse fedele alla ricetta originaria.

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