martedì, febbraio 27, 2024

Waterloo, l'ultimo atto di Napoleone

Waterloo , il capitolo finale dell'epopea di Napoleone 

Napoleon Ridley Scott


La fine della gloria

Nell'immortalità delle terre belghe, tra i campi di grano e le strade dissestate, si consumò l'epilogo di un'imponente epopea che aveva dominato il panorama europeo per decenni. 


La resa dei conti

Fu l'ultima resa dei conti, il canto del cigno di un'impero che aveva stretto il mondo nelle sue mani. Ma nonostante le strategie pianificate con cura maniacale e il fervore di un condottiero che aveva danzato sul filo del destino per così tanto tempo, Waterloo non sarebbe stata la conclusione gloriosa che Napoleone tanto sperava. La vittoria che avrebbe significato costringere la coalizione nemica al tavolo delle trattative o, nella peggiore delle ipotesi, guadagnare tempo per nuove battaglie e nuove vittorie non arrivò. 

Sfortuna, circostanze avverse, ordini male eseguiti, stanchezza di Napoleone che nei giorni di Waterloo era sofferente e abulico?

Gli storici hanno sandagliato ogni possibilità, hanno fatoo molteplici ipotesi e hanno tirato fuori innumerevoli tesi. Fatto sta che Bonaparte conobbe la sconfitta, quella più amara, quella che lo costrinse ad abbandonare la Francia, la famiglia, gli affetti più cari.

Il mondo intero si era schierato contro di lui, ma egli, l'Imperatore non aveva tremato. Non lo aveva mai fatto. Con il suo zelo assiduo, il suo impegno costante aveva studiato le carte, ascoltato i consiglieri, sentito le spie e poi aveva deciso. La battaglia per la sua sopravvivenze e quella della sua dinastia si sarebbe combattuta Nord, nel Belgio dove lo attendevano le truppe Prussiane e quelle Inglesi.

Il piano era a lui conosciuto e consueto. Dividere i due eserciti battere prima uno e poi l'altro. Le sue truppe avrebbero dovuto sfoggiare quele doti di rapidità di azione e di pensiero che le avevano rese invincibili.

Le cose sembravano andare, per l'ennesima volta per il verso giusto. I Prussiani di Blucher erano stati sconfitti e lo stesso genrale aveva rischiato la vita. Restavano gli Inglesi di Wellington. Napoleone aveva conosciuto in Spagna il valore delle truppe britanniche, ma non se ne dava peso. Era convinto di vincere, era certo che i suoi piani sarebbero stati, come sempre efficaci. E non si sbagliava su questo.

La battaglia finale

Sotto il cielo grigio di giugno, le legioni francesi affrontarono la loro prova più ardua. L'ardore del loro comandante era ancora acceso, una fiamma che bruciava nell'animo di un uomo determinato a scrivere la sua leggenda con la punta della spada. Ma perfino il più abile dei generali può essere schiacciato dal peso della storia, e la storia aveva già deciso il suo verdetto.

Napoleone forse aveva osato salire troppo in alto, dove non poteva osare e il destino che tante volte gli era stato favorevole gli voltò le spalle. Circostanze avverse, ordini mal eseguiti, fatlità ed errori e forse anche stanchezza determinarono l'esito della storica battaglia.

Waterloo sinonimo di sconfitta

Waterloo, quel nome avrebbe risuonato per secoli come un'eco di grandezza infranta, un monito agli ambiziosi che osano sfidare il destino. Ma quella battaglia non fu solo un traguardo per le armate nemiche; fu un palcoscenico dove l'umanità si confrontò con la sua vulnerabilità, dove il coraggio e la follia ballavano una danza mortale tra le file dei soldati.

Un luogo sconosciuto Waterloo che resta scolpito nella storia. Una Waterloo nel linguaggio moderno significa una disfatta totale, una sconfitta senza appello, un disastro irrimediabile. Eppure, il nome dello sconfitto sovrasta quello del vincitore. 

Vae Victis, Guai ai vinti dicevano i Romani, ma questa volta la storia ha voluto infrangere questa regola aurea. Lo sconfitto Napoleone è ricordato più del vincitore. Quella battaglia persa, diventa una vittoria. La gloria nella sconfitta è un premio che spetta solo agli eroi.

L'ultima strategia

Napoleone, immerso nei ricordi di trionfi passati e sogni infranti, giocò la sua ultima carta con la stessa destrezza che lo aveva reso un'icona vivente della guerra e della politica. Le mosse erano studiate con precisione chirurgica, ogni dettaglio pianificato per piegare il corso degli eventi a suo favore. Ma nessuna strategia può prevedere l'imprevedibile, e così il destino tessé la sua tela implacabile. 

Bonaparte non poteva prevedere un campo di battaglia fangoso a metà giugno, non si aspettava che le cariche di Ney fossero sì coraggiose, ma nello stesso insensate. Napoleone non sapeva che il suo capo di Stato maggiore, il valoroso Soult fosse così meno capace di Berthier che lo aveva tradito.
E , infine perché Grouchy non seguì da vicino i Prussiani di Blucher consentendo loro di arrivare per primi sul campo di battaglia?

La fine di Napoleone

L'aria era carica di tensione, il suolo intriso di sangue e fango. I destini di intere nazioni si intrecciavano sul crinale di una collina, mentre le nuvole minacciose si addensavano sopra i destini degli uomini. E poi, nel fragore dei cannoni e nel frastuono della mischia, tutto cambiò.

Le speranze di Napoleone si frantumarono come vetri rotti sotto i piedi di un destino implacabile. Le sue truppe, che avevano marciato attraverso le terre d'Europa con la fermezza di un destino inarrestabile, vacillarono sotto il peso degli errori e delle circostanze avverse. La vittoria, che sembrava così vicina, si trasformò in un'illusione effimera, svanita nel fango e nel sangue delle trincee.

La vecchia guardia, i suoi soldati migliori avvezzi al fumo dei cannoni, al sangue che scorre a fiumi, alle ferite e al dolore si arresero al nemico. Non fu per viltà, ma per stanchezza, per una certezza che il destino aveva scritto la parola fine sulla loro epopea.

Arrendersi o morire

E così, con il suono delle armi che si placava e il grido dei moribondi che svaniva nell'aria, Napoleone si arrese al suo destino. Ma anche nella sconfitta, l'uomo mantenne la sua dignità, conscio che la grandezza non risiede solo nella vittoria, ma anche nella capacità di affrontare la sconfitta con fierezza e nobiltà d'animo.


Cercò anche la morte a Waterloo, ma invano. 

La vendetta di Napoleone

E mentre la storia registrava il suo verdetto implacabile, Napoleone trovò la sua vendetta nell'eternità delle parole. Le sue memorie, scritte con la penna di un uomo condannato a l'oblio, sarebbero diventate la sua ultima arma, un'epica testimonianza della sua grandezza e della sua caduta.

Conclusioni

Così, anche se le glorie di un tempo erano ormai svanite nel passato, il nome di Napoleone avrebbe continuato a risuonare attraverso i secoli, una stella caduta che ancora brilla nel firmamento della storia.

Il canale YOUTUBE

Se vuoi esplorare ulteriormente i grandi eventi storici e le personalità che li hanno plasmati, ti invito a iscriverti al mio canale YouTube, dove condivido regolarmente contenuti appassionanti e avvincenti sulla storia del mondo. Scopriremo insieme i segreti e le meraviglie di un passato che continua a vivere nei nostri cuori e nelle nostre menti.

Nessun commento: