martedì, novembre 25, 2025

Napoleone a Sant’Elena: la falsa fuga del 1820 e il mistero della sua Eau de Cologne


Le fake news su Napoleone: un fenomeno già nell’Ottocento

napoleon


Oggi parliamo di fake news, ma pochi ricordano che anche il XIX secolo ne fu pieno.
E nessuno fu bersaglio di fantasie, invenzioni e notizie sensazionalistiche quanto Napoleone Bonaparte, soprattutto durante il suo tragico esilio a Sant’Elena (1815–1821).

La lontananza dell’Imperatore, l’isolamento imposto dal governatore Hudson Lowe e la curiosità morbosa del pubblico europeo fecero sì che la stampa dell’epoca inventasse fughe mai avvenute, complotti immaginari e salvataggi cinematografici.

Una di queste storie — forse la più ridicola e allo stesso tempo affascinante — apparve nel 1820.


1820: la falsa fuga di Napoleone stampata dai giornali inglesi e americani

Il London Morning Post, pur pubblicandola, ebbe l’onestà di avvertire subito i lettori:

"Copiamo il seguente ridicolo articolo da un giornale di New York, e potremmo azzardarci a dire che la sciocca storia non ha il minimo fondamento di fatto."

Il “dispaccio” proveniva da St. Thomas e descriveva un’operazione militare quasi da romanzo:

  • l’equipaggio della fregata francese Junon si sarebbe ammutinato,

  • la nave avrebbe issato bandiera britannica per ingannare le batterie di Sant’Elena,

  • poi avrebbe aperto il fuoco seminando panico e confusione tra i soldati inglesi,

  • e in mezzo al caos, Napoleone — vestito da semplice soldato — avrebbe raggiunto la riva e preso una barca,

  • venendo recuperato dalla Junon per essere trasportato negli Stati Uniti.

Il racconto prosegue come una sceneggiatura hollywoodiana: inseguimenti, fuochi false light, cambi di rotta notturni.
E il pubblico, in America come in Inghilterra, ci credette davvero.

Tanto che il giornale concludeva:

"C’è il più grande trambusto qui, tutti ansiosi di vedere Napoleone."

Naturalmente, niente di tutto questo accadde.
Napoleone nel 1820 era fisicamente debole, costantemente sorvegliato e profondamente segnato dalla malattia.
La storia della “fuga perfetta” era semplicemente una delle tante fake news ante litteram.


Perché queste storie avevano tanto successo?

Per tre motivi fondamentali:

1. La leggenda di Napoleone non era morta

Anzi: cresceva sempre di più. Il mondo non riusciva ad accettare che un uomo così straordinario potesse finire la sua vita in un’isola sperduta.

2. Il bisogno di eroi

Dopo le guerre napoleoniche, l’Europa era stanca, frammentata e confusa.
La figura di Napoleone — unica, titanica — continuava ad attirare speranze e nostalgie.

3. La lontananza geografica

Sant’Elena era un luogo irraggiungibile.
E dove non può arrivare l’occhio umano, arriva l’immaginazione.


Napoleone e l’acqua di Colonia: un’abitudine sorprendente

Accanto a queste leggende, esiste un aspetto molto concreto e poco noto della vita dell’Imperatore: il suo rapporto quasi ossessivo con l’acqua di Colonia.

Contrariamente ai cliché, Napoleone era estremamente attento all’igiene personale.
Preferiva i bagni — lunghi, caldi, alla maniera orientale — alle pomposità profumate degli aristocratici francesi.

Secondo le memorie di Madame de Rémusat, l’Imperatore usava quantità impressionanti di Eau de Cologne, tanto che:

“Fece tali inondazioni su se stesso che usò fino a 60 rotoli al mese.”

(“Rotoli” erano le boccette di Eau Admirable di Farina.)

Gli Archivi Nazionali Francesi hanno confermato un dato straordinario:
in un solo mese, ottobre 1808, furono ordinate 72 bottiglie di Colonia per l’Imperatore.

Link utile:
Archivi Nazionali (Gallica): https://gallica.bnf.fr


Il valore simbolico della Colonia

Napoleone attribuiva alla Colonia proprietà simili al caffè: lucidità, energia, capacità di “risvegliare” la mente.

Prima di una battaglia importante teneva sempre una boccetta sulla scrivania.
E aveva l’abitudine di:

  • metterne alcune gocce su un fazzoletto,

  • premere il fazzoletto sulle labbra,

  • poi sulla fronte e sulle tempie.

Una sorta di rituale personale.
Un gesto che forse gli ricordava l’Oriente, l’Egitto, le sue campagne più gloriose.


La tragedia dell’esilio: la mancanza di Colonia a Sant’Elena

A Sant’Elena questa abitudine venne meno.
L’isola era remota, isolata, priva di profumieri.
Una mancanza semplice, ma terribile per un uomo abituato a questo rituale quotidiano.

Emmanuel de Las Cases, nel suo Mémorial de Sainte-Hélène, ricorda:

“Fu una vera privazione per l’Imperatore.”

La mancanza era talmente grave che Napoleone chiese al suo fidato mamelucco Ali di provare a produrne una versione artigianale.

Nacque così l’unico profilo olfattivo autentico attribuibile a Napoleone.


La fragilità dietro il mito

Questi episodi — le fake news delle fughe impossibili e la mancanza di qualcosa banale come la Colonia — ci ricordano qualcosa di essenziale:

Napoleone non era solo un gigante della storia.
Era un uomo: con le sue abitudini, le sue fragilità, i suoi rituali.

Ed è forse in questi dettagli che si coglie la parte più umana e toccante del mito.


Fonti e approfondimenti dotti


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Questo articolo è parte dei contenuti di Antonio Grillo, divulgatore storico e autore del progetto Napoleone1769.
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