lunedì, agosto 23, 2021

Il diario di Napoleone

Pensieri immaginari di Napoleone a Sant'Elena.

diario napoleone


Oggi un post decisamante diverso dagli altri.

Spesso cerco di pensare come Napoleone. Diciamo che di fatto egli è il mio mentore. Ogni volta che devo affrontare una difficoltà o sono in un periodo complicato della mia vita mi immedesimo nel personaggio Bonaparte per cercare la soluzione.

Così facendo ho creato una corrispondenza strana tra il personaggio storico, le sue gesta, le sue opere, le sue innumerevoli battaglie e me stesso.

Mi capita, quindi di immergermi nei pensieri di Napoleone, cerco di provare quello che egli provò, soprattutto durante i tristi anni dell'esilio.

Questo post vuole essere una sorta di diario immaginario in cui Napoleone esprime i suoi pensieri un giorno qualsiasi della permanenza a Longwood sull'isola di Sant'Elena.

La noia di Napoleone


Ho messo l'accento sulla noia di Napoleone. Un uomo dall'attivismo infinito, che non conosceva il significato della parola stanchezza,  la cui ambizione lo spngeva a volere sempre di più da se stesso e dai suoi collaboratori che si trova all'improvviso relegato su un'isola sperduta senza notizie, senza affetti e senza poter fare nulla.

L'avversario principale di Napoleone fu proprio la noia, l'incapacità di lavorare, di produrre e lo spegnersi di ogni speranza e ambizione.

La punizione che escogitarono gli Inglesi fu la più perfida che avessero potuto pensare. A quel punto si potevano anche risparmiare le cattiverie di Hudson Lowe e la sua ossessione per la custodia di Napoleone. Non ve n'era bisogno. L'esilio e la mancanza di cose da fare era quella la vera punizione infame e finale che fiaccò e vinse Napoleone.

Un contrappasso perfetto. Tanto era l'attivismo di Napoleone durante la sua vita, tanto fu immergerlo in una situazione di assoluta mancanza di obiettivi.

Napoleone, però prese la sua vendetta per opera dei memoriali che denunciarono, purtroppo in maniera postuma le orribili condizioni di vera e propria prigionia a cui gli Inglesi lo avevano sottoposto.

La nostalgia e i rimpianti di Napoleone

longwood house



L'altro aspetto di questo breve scritto è la nostalgia.

Nel tempo funesto e triste, purtroppo è comune ricordare i tempi felici.

Nella testa di Napoleone sono sicuro che ogni giorno veniva proiettata la stessa pellicola fatta da coloro che avevano attraversato la sua vita.

La madre Letizia, i fratelli, Giuseppina, l'amato figlio. I suoi soldati, i suoi generali e i suoi Marescialli. Maria Walewska, i regnanti che aveva incontrato sulla sua strada sono sicuro che affollavano la testa dell'Imperatore.

Dopo questa lunga premessa di seguito il contenuto del post. Spero che questa insolita modalità vi piaccia.

Buona lettura!


S. Elena 10 gennaio 1817

Noia! Non immaginavo che nella mia vita mi sarei annoiato.

E' passato quasi un anno e mezzo da quando sono su questa isola maledetta. Non conto più i giorni, tanto sono tutti uguali. Anche il clima è di una noia mortale. Nebbia sempre nebbia e poi pioggia sottile intensa, monotona.
Ogni tanto il sole che porta un caldo umido e asfissiante.

Ho affrontato le tormente di neve e il fango in centro Europa e in Russia. Ho vissuto al sole del deserto, ma nulla è peggio di questa aria malsana di Sant' Elena. Maledetti Inglesi e maledetto il giorno in cui decisi di consegnarmi a loro.

Sono qui, ma la mia mente è altrove. Penso a mio figlio. Non ho notizie di lui, non mi dicono niente. Non so se sta bene, come cresce, dove vive. Una tortura infame, che non merito. 
Quante volte ho mostrato pietà per i vinti? Quante volte ho deciso di non distruggere coloro che in armi avevano affrontato me e i miei soldati?
Niente è servito!

E Maria Luisa? Non spero niente per lei dopo che si è rifiutata di seguirmi all'Elba. Troppo Austriaca, sarebbe stato meglio sposare una Russa. Un altro tradimento tra i tanti che ho dovuto subire.

Penso a Giuseppina. Che donna! Quanto l'ho amata, ero completamente impazzito per lei. In Italia raggiungevo la gloria, ma l'avrei barattata per stare con lei.
Se solo mi avesse dato dei figli! Come sarebbe cambiata la storia!

Penso a mia madre. Donna Letizia. Sempre severa, austera. Forse non l'ho mai vista sorridere. La ricordo giovane e bella che mi rincorreva ad Ajaccio per punirmi quando le disubbidivo. Le mie gambe erano veloci non riusciva a prendermi mai.
So che ora starà impazzendo dal dolore per questa mia triste condizione, ma so anche che non si arrenderà e non si venderà ai miei nemici.
Ho preso tanto da lei!

E i miei fratelli? Ho un sincero affetto per Giuseppe, forse perché era il maggiore. Un uomo buono, ma poco di polso. Rimpiango di non aver perdonato Luciano, ma non perdono Carolina sciocca ambiziosa.
Elisa mi ha fatto sempre tenerezza. Ho amato, invece senza condizioni Paolina. Anche lei mi ha seguito all'Elba. Non mi tradirà mai.
Gerolamo e Luigi? Deboli, ma onesti.

E poi Maria. Era la luce di Varsavia. Una bellezza diversa come solo le donne dell'Est sanno essere. Era impossibile pensarla sposata a quel vecchio conte eppure non lo avrebbe mai tradito.

 Lo so che fu mia solo perché amava la sua patria.
Dopo no, il nostro fu vero amore.
Qualche volta ho pensato di mollare tutto e vivere con Maria.

A Schonbrun sono stato quasi tentato dal farlo. Vivevo con lei come in una famiglia corsa.
 Anche Maria non mi ha tradito, anche lei è venuta all'Elba.
Mandarla via mi è costato tanto, troppo.

Penso ai miei soldati. Debbo tutto a loro. Quanto coraggio, quale spirito di sacrificio ho visto in quegli uomini. Indietreggiare per loro era la vergogna più grande, la morte in battaglia un onore.

Spero che la Francia riservi loro un trattamento speciale e che non dimentichi i loro sforzi e il loro valore.

Penso agli amici che non ho mai avuto.

Chi poteva essere mio amico? Nessuno.

Ho amato Lannes, ho apprezzato la spavalderia di Murat, la devozione di Berthier, il coraggio di Ney. Ho premiato questi uomini, li ho resi ricchi forse anche più di me stesso.
Qualcuno mi ha tradito.

Penso a Waterloo. Sono stato a un passo della vittoria. Quegli Inglesi hanno combattuto fino all'ultimo. Non me lo aspettavo. I loro quadrati hanno resistito alla nostra cavalleria e poi Grouchy che non è arrivato. Onore ai miei soldati, ma anche al valore inglese.

Penso e mi stanco. Vorrei trovare pace, ma non riesco a non pensare. Chissà se un giorno potrò rimettere piede in Francia, se potrò rivedere mio figlio, i miei parenti, i miei amici.

Non avrei alcuna altra ambizione. Pensavo di meritare un posticino nella storia, ora so che scriveranno volumi su di me. Sono diventato chi volevo essere. Ora ho solo bisogno di pace.

pensieri napoleone





 


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