lunedì, gennaio 11, 2016

La mente instancabile di Napoleone

Posso perdere una battaglia, ma non perderò mai un minuto.

Napoleone alpi

Una frase che rappresenta con estrema esattezza una delle peculiarità dell'Imperatore: l'instancabile attivismo.

Napoleone non si stancava mai di lavorare. 


Dalle prime ore del mattino la sia attività era incessante. Ordini, dispacci, riunioni: la giornata era scadenzata con un ritmo senza fine.

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Napoleone spesso saltava il pranzo oppure gli dedicava pochi minuti. Quasi non si accorgeva di cosa stesse mangiando. Allo stesso modo, più di una volta, Napoleone, preso dai suoi affari dimentcava anche qualche appuntamento galante.

Il suo corpo non avvertiva stanchezza, ma il segreto del suo attivismo era tutto nella sua testa. Era la sua mente, infatti che riusciva a essere concentrata per un periodo di tempo lunghissimo, assolutamente superiore a ogni altro uomo.

Dormiva poco Napoleone, e in maniera disordinata. Gli bastava una mezzora di sonno, fatta anche in condizioni disagiata, per ritemprarlo.



Questo stato di "flusso" era tale che per lui era impossibile avvertire i segnali del proprio corpo. A Sant'Elena, nel memoriale che dettò a Las Cases (leggi: il biografo dell'Imperatore) affermò di non ricordare di aver mai avuto un mal di testa. Probabilmente anche se lo avesse avuto non l'avrebbe avvertito tanto era impegnato.

Ore e ore di lavoro gli consentivano di giungere sempre al nocciolo di ogni questione. Ogni problema che gli si presentava veniva sviscerato, sezionato in ogni più piccolo particolare. Ciò gli dava indubbiamente un vantaggio soprattutto in campo bellico.

Spesso Napoleone sorprendeva i suoi avversari anticipandone le mosse, conoscendo prima le loro intenzioni. Questa abilità era soprattutto frutto di studio indefesso sulle carte, sui dati, sulle mappe che aveva a disposizione e della sua prodigiosa memoria.

La mente matematica di Napoleone era tale che riusciva a mettere insieme tutti i pezzi che aveva, come in un enorme puzzle e alla fine il quadro d'insieme gli era chiaro più che agli altri.

Il declino di Napoleone e le successive sconfitte sono in parte da mettere in relazione con una minore capacità di concentrazione e un decrescente attivismo.


Anche l'aspetto fisico fu testimonianza del tramonto del "Sole di Austerlitz", Bonaparte, infatti divenne più grasso, meno scattante. Anche la folta capigliatura che ammiriamo nei ritratti giovanili lasciò il posto a un incipiente calvizie. 
Il fisico era lo specchio, però della stanchezza della sua mente. L'instancabile Napoleone cominciava ad accusare i segni del tempo. Le mirabili campagne del 1814 furono un sussulto d'orgoglio in cui fece capolino, il generale della prima campagna d'Italia, ma a quel punto la sconfitta era inevitabile con tutta l'Europa che lo contrastava.

Napoleone morì a Sant'Elena per un cancro allo stomaco, ma la sua fine fu accelerata sicuramente dall'inazione. Lo spirito indomabile ed instancabile dell'Imperatore fu messo al tappeto da quel soggiorno in una terra insalubre, ma soprattutto fu la noia, il "non fare" che l'uccise.
Quella piccola isola dell'Atlantico non poteva contenere un simile gigante!



Che insegnamento possiamo trarre del carattere di Napoleone?

Lo spirito napoleonico, la sua caparbia determinazione, la sua assoluta fede nell'affermazione, la sua instancabile attività sono il ritratto di un "vincente", di un uomo che non si arrende di fronte alle vicissitudini della vita, ma che riesce a domarle traendone vantaggio.

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