lunedì, luglio 26, 2010

L'arte della guerra di Napoleone Bonaparte

"L’invincibilità dipende dalla difesa; la possibilità di vittoria, dall’attacco."
(tratto dall'Arte della Guerra di Sun Tzu).

Credo che all'Imperatore questa affermazione sarebbe piaciuta perchè vicina al suo modo di pensare e di intendere la guerra.

Napoleone e Desaix a Marengo
Napoleone e Desaix a Marengo


Napoleone viene ricordato come un grande stratega. Lo testimoniano d'altra parte, le innumerevoli battaglie vinte e la capacità di piegare eserciti più numerosi e anche meglio addestrati.

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Ma quali erano le doti di Napoleone nell'arte della guerra?


Bonaparte, prima di tutto cercava di conoscere tutto dell'avversario. Il suo Stato Maggiore doveva utilizzare ogni mezzo per conoscere l'esatta posizione dell'esercito nemico, i suoi movimenti, i suoi spostamenti e le sue intenzioni.
A tale scopo, Napoleone mise in piedi un esercito di infiltrati, di spie che potessero metterlo al corrente della situazione.

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Napoleone non tralasciava alcun particolare. Gli ordini che impartiva venivano assegnati a staffette diverse in modo da essere sicuro che gli stessi arrivassero a destinazione.

A Waterloo fu fatale la mancanza di comunicazione con Grouchy che non arrivò per tempo sul campo di battaglia, e ciò avvenne perchè le staffette non raggiunsero in tempo il generale. Ciò non sarebbe mai potuto accadere se fosse stato in vita  il fido Berthier (morto in circostanze misteriose qualche giorno prima di Waterloo).

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Napoleone battaglia di Arcole
Napoleone ad Arcole


Dopo aver studiato attentamente la situazione che si andava a delineare sul campo di battaglia, Napoleone cominciava a ragionare sui movimenti delle sue truppe.

L'intento era sempre lo stesso: sorprendere gli avversari concentrando il maggior numero di uomini possibili in uno stesso punto, in modo da realizzare una superiorità numerica anche se momentanea.

Questa tattica si poteva realizzare in un'unica maniera: con la rapidità degli spostamenti. Le truppe napoleoniche erano capaci di marciare per decine di chilometri al giorno. Questa peculiarità faceva sì che i soldati di Napoleone comparissero all'improvviso nei posti più impensati dagli avversari e potessero batterli.

Per spostarsi così rapidamente i soldati di Napoleone non avevano carriaggi alle loro spalle. Tutto quello di cui aveva bisogno un soldato napoleonico lo aveva con sè, a partire dalle armi e per finire con alle vettovaglie.

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Napoleone alla battaglia di Wagram


A questa grande capacità si accoppiava l'enorme carisma personale dell'Imperatore.

La presenza di Napoleone sul campo di battaglia aveva il duplice risultato di far demoralizzare gli avversari che lo ritenevano invincibile e di far  esaltare le sue truppe.

Il legame  tra Napoleone e i suoi soldati era un qualcosa di magico, di poco spiegabile e unico nella storia. Mai i soldati francesi si diedero a ritirate affannose, mai abbandonarono il campo di battaglia. L'esercito di Napoleone era unito al suo capo in maniera indissolubile e tutti erano pronti a morire per l'Imperatore.

Al di là di questi aspetti romantici, ma che sono reali c'è da dire che le scorribande in tutta Europa spesso in terre fertili e ricche portarono dei vantaggi economici rilevanti sia alle truppe che ai loro generali.

Napoleone alla battaglia di Jena
Napoleone a Jena


La parabola di Napoleone si inclinò quando pensò di essere invincibile disprezzando gli avversari.
Lo studio del campo di battaglia divenne meno preciso, meno accurato. Napoleone fece errori che non nel passato mai avrebbe commesso

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Un altro dato importante è relativo alla composizione del proprio esercito. I soldati di Napoleone non erano più solo Francesi, ma tra le sue truppe vi era un gran numero di Italiani, Tedeschi e Polacchi.
In molti casi si trattava di soldati valorosi, ma che non avevano il culto dell'Imperatore e non abbracciavano del tutto la causa francese.



Anche il numero di soldati con cui affrontò le ultime battaglie incise sul risultato finale. Napoleone padroneggiava  bene eserciti composti da un numero di soldati che non superava le centomila unità. Nella campagna di Russia, ad esempio, la pur perfetta macchina organizzativa napoleonica mostrò le sue pecche alle prese con un esercito variegato  che superava le seicentomila unità.

Battaglia di Friedland
Napoleone a Friedland


Quest'ultima circostanza è testimoniata dalle campagne del 1814. Napoleone con un esercito esiguo diede prova di una ritrovata capacità strategica e dovette soccombere solo di fronte alla preponderanza numerica degli avversari e alla molteplicità dei fronti di guerra.

Conclusioni


Napoleone non fu un innovatore in campo bellico, ma di certo applicò nel migliore dei modi le sue conoscenze. Ambizione, forza, dedizione assoluta, impegno costante accoppiate a una innata genialità lo portarono a essere il padrone d'Europa.